«Congelati i 2,4 milioni del caso rifiuti»
Il sindaco ribatte a muso duro sul caso delle spese extra per Formula Ambiente, ma il dirigente La Rovere svela che è tutto fermo
CHIETI. Ma lei, ingegner La Rovere, l’ha firmato o no l’atto di transazione? «No, il pagamento è congelato», risponde il dirigente del VII settore. Mi scusi, perché è congelato? «Finché non si chiarisce la questione romana non firmo...». La notizia arriva alla fine, quando assessori e sindaco in testa si sono già alzati dal tavolo della conferenza stampa del caso delle spese extra per la raccolta dei rifiuti. Il succo della vicenda sono i 2,4 milioni di euro che la giunta Di Primio, il 5 novembre scorso, ha autorizzato a pagare all’Ati Cns-Formula Ambiente per spese-extra capitolato d’appalto. Soldi che in realtà andranno nelle casse della società Mantini che però, nel 2013, ha ceduto a Formula il suo ramo d’azienda. E il consorzio bolognese che, nel frattempo, si è ritrovato soci e sindaco revisore coinvolti nell’inchiesta romana di “Mafia capitale”, proprio ieri ha fatto sapere al Comune che il 15 dicembre l’assemblea dei soci provvederà a sospendere gli indagati. Ma queste sono storie romane. Torniamo a Chieti dove spunta la notizia che i tanto discussi milioni che il Comune deve all’Ati dei rifiuti, per ora, restano nelle casse dell’ente. Allora di che cosa stiamo parlando? In realtà resta molto da chiarire. Quei milioni sono un regalo di Natale? E ancora: perché il dirigente, che oggi dice che la cifra è giusta, qualche mese fa scriveva che la somma massima da concedere era di poco più di 800 mila euro, un terzo di quella riconosciuta? Sindaco, assessore Bevilacqua e dirigente La Rovere hanno risposto così. Umberto Di Primio ha sfoderato, in conferenza stampa, la verve delle sue arringhe migliori: «Vedremo di capire come il Centro sia riuscito ad avere certi documenti che nemmeno con la 241 (legge sulla trasparenza, ndr) si possono avere; stiamo pagando i debiti di Ricci, Febo e Marino; il caso sollevato delle spese extra è inutile; le carte sono chiare; semmai ci fosse un errore sono certo che è una questione materiale ma errore non c’è stato...». Parla poi di schizzi di fango che l’hanno colpito e, di riflesso, hanno sporcato l’immagine della città e il lavoro del dirigente Giuseppe La Rovere, seduto alla sua destra. Ma non entra nel merito della questione. Neppure quando rifila una bordata, più politica che di sostanza, al consigliere (del quale non fa il nome) che ha sollevato il caso ponendogli delle domande sul perché della cifra lievitata. Per la cronaca, il consigliere è Alessandro Giardinelli che più che lanciar fango ha esercitato un suo diritto di conoscere atti della pubblica amministrazione. Ma questa vicenda ha molto di pirandelliano, nel senso del così è se vi pare. Andiamo avanti e arriviamo al punto della conferenza in cui Di Primio passa la palla, anzi il mastello, all’assessore ai rifiuti Alessandro Bevilacqua che parte da lontano, dal bando di gara del 2009, quindi sindaco Ricci (sotto elezione repetita iuvant) per arrivare alla richiesta datata 2012 dell’Ati Cns Mantini di 3.1 milioni per lavori extra capitolato: «Abbiamo fatto risparmiare quasi un milione di euro al Comune», dice convinto l’assessore. «Nessun regalo neanche per quanto riguarda l’Iva al 10 per cento compresa nei 2,4 milioni e poi esclusa ma compensata con un ribasso del 9,3 per cento sulla base d’asta». Sarà così, ma le voci, Iva e ribasso, sono diverse tra di loro anche se, come dice Totò, è la somma che fa il totale. Arriviamo quindi al finale, cioè a La Rovere che prima di rivelare la vera notizia del pagamento congelato, di fatto ammette di aver dovuto riconoscere un milione in più all’Ati dei rifiuti perché la colpa della partenza in ritardo della raccolta differenziata è solo del Comune: «Se avessimo fatto causa», confessa il dirigente, «l’avremmo persa».