ORTONA

“È a capo di una rete di spaccio di cocaina”: 52enne finisce in cella

25 Gennaio 2025

I complici più fidati del 52enne di Ortona Tommaso Tascini sarebbero un’operatrice sanitaria e un vicino di casa, che custodivano la droga e, di tanto in tanto, lo recapitavano al cinquantaduenne, il quale si occupava poi di venderlo a chi si presentava in via Ruella Petrilli, dove risiedeva

ORTONA. Finisce in cella Tommaso Tascini, ortonese di 52 anni: è accusato di essere al vertice di una rete di spaccio di cocaina. La base era nella sua casa di via Ruella Petrilli, con tanto di nascondiglio della droga ricavato dietro una mattonella del rivestimento della cucina. I carabinieri dell’aliquota operativa della compagnia di Ortona lo hanno nuovamente arrestato ieri mattina: ora è rinchiuso nel carcere di Madonna del Freddo.

Nello scorso settembre, su ordinanza del tribunale di Chieti, l’uomo era stato messo ai domiciliari. Ma il pubblico ministero Giuseppe Falasca si era rivolto al Riesame dell’Aquila, che aveva ritenuto fondato l’appello e disposto il carcere. Il provvedimento era stato momentaneamente sospeso, perché Tascini aveva presentato ricorso in Cassazione. Un ricorso che, due giorni fa, è stato respinto dai giudici romani. Tradotto: il cinquantaduenne deve andare in carcere.

Le indagini dei carabinieri, andate avanti tra febbraio 2023 e lo scorso maggio, hanno alzato il velo sull’allarmante diffusione di cocaina nel territorio ortonese: cinque persone sono state denunciate a piede libero per spaccio, altre cinque sono finite nei guai per favoreggiamento e 28 sono state segnalate alla prefettura per aver assunto sostanze stupefacenti. Complessivamente, sono ben 40 i capi d’accusa. Nel corso delle indagini, sono stati sequestrati in totale circa 300 grammi di droga: i clienti, nel tentativo di non farsi scoprire dagli investigatori, erano soliti nascondere le dosi in bocca.

I complici più fidati di Tascini sono risultati un’operatrice sanitaria e un vicino di casa, che custodivano per lui lo stupefacente e, di tanto in tanto, lo recapitavano al cinquantaduenne, il quale si occupava poi di venderlo a chi si presentava in via Ruella Petrilli. Lo scorso marzo l’operatrice sanitaria di cui sopra, 37 anni, era stata arrestata in flagranza di reato, ovvero con la cocaina nel reggiseno e a casa. L’arrivo dei clienti – come hanno svelato le intercettazioni – era preceduto da brevissime telefonate, anche di appena dieci secondi, più o meno tutte dello stesso tenore. «Ci sei?», «Posso venire a salutarti?», chiedevano i clienti, tra cui più di una donna. «Sto a casa», «Puoi passare», replicava Tascini. In altri casi, invece, le risposte apparivano fuori contesto. Ma che quelle veloci visite nell’abitazione dello spacciatore fossero finalizzate alla cessione di droga lo hanno confermato gli esiti dei pedinamenti conclusi con il sequestro delle dosi. Alcuni dei consumatori utilizzavano parole in codice per parlare della cocaina, che diventava anche «diesel». Il principale indagato ha addirittura predisposto un consolidato sistema per evitare “intrusioni” delle forze dell’ordine. Più di un cliente, infatti, si è trasformato in sentinella e ha segnalato a Tascini la probabile presenza di auto civetta nel timore di perdere quell’inesauribile fonte di approvvigionamento di cocaina. Al termine delle indagini, nel corso di una perquisizione in via Ruella Petrilli, i militari hanno scoperto il punto dell’abitazione in cui lo spacciatore nascondeva la droga, ma anche un bilancino di precisione – ancora sporco di cocaina – occultato sotto il piano cottura della cucina.