I cacciatori: Antonino non doveva stare lì
La difesa della squadra dalla quale è partita la fucilata: «Era senza giubbetto identificativo». Indagini sulla traiettoria del colpo
GESSOPALENA. «Non faceva parte della squadra di caccia, non doveva essere lì». Parlano i cacciatori che domenica mattina erano alla battuta di caccia al cinghiale nei boschi di Gessopalena durante la quale, per errore, è rimasto ucciso Antonino De Gregorio, commerciante di 72 anni. L’uomo, originario di Gessopalena e residente ad Archi, è stato colpito di rimbalzo, al cuore, da un proiettile calibro 12 esploso per colpire un cinghiale. Al vaglio degli inquirenti c’è la posizione di un 48enne di Roccascalegna, dal cui fucile sarebbe partito l’unico colpo di tutta la braccata.
I CACCIATORI. «Non era un componente della squadra, era senza giubbetto rosso identificativo, non doveva trovarsi lì», ripetono alcuni cacciatori del gruppo di 8-9 persone che il 1° novembre stava portando avanti la battuta di caccia nei boschi di contrada Coccioli, a Gessopalena. Sul ferimento mortale indagano i carabinieri della stazione di Torricella Peligna e del Nucleo operativo e radiomobile di Lanciano, agli ordini del maggiore Vincenzo Orlando. «C’erano le tabelle di avviso con cui delimitiamo la zona di caccia», ripetono alcuni membri della squadra, composta da cacciatori di Roccascalegna, Torricella Peligna e Gessopalena, «non si poteva accedere in quell’area». La braccata al cinghiale era iniziata dopo le 9,30, ma solo verso le 13,30 è stato esploso il primo e unico colpo della mattinata, quando uno dei cacciatori si è trovato l’animale sotto tiro. C.D., 48 anni, di Roccascalegna, ha esploso un colpo dal suo fucile semiautomatico calibro 12. «Con palla unica», precisano i cacciatori, «non ha una gittata molto lunga, ma può deviare». Non è riuscito a centrare il cinghiale mentre il proiettile, nella sua strana e fatale traiettoria, ha finito per colpire a morte De Gregorio, che è stato cacciatore a sua volta.
IL FERIMENTO. «Il nostro collega ha sparato in un’altra direzione, laterale, rispetto al punto in cui si trovava il 72enne», raccontano i cacciatori, «e comunque non sapeva che lui si trovasse lì. Non doveva essere lì. Se andava per tartufi, cosa ci faceva con un fucile? Senza contare che da anni è senza porto d’armi». È convinzione anche degli inquirenti che il cacciatore ha mirato al cinghiale e che il proiettile, di rimbalzo, ha colpito per errore Antonino De Gregorio. «Non aveva centrato il cinghiale e stava tornando alla macchina per andare a riprendere i cani che correvano dietro l’animale», continuano i colleghi del 48enne, «a quel punto ha visto il signore riverso a terra, ha dato il segnale via radio e siamo accorsi tutti lì. È una brava persona, attenta e scrupolosa. Non doveva succedere». De Gregorio era riverso a faccia in giù, sul ciglio della strada provinciale che da Gessopalena porta a Roccascalegna. A nulla sono valsi i tentativi di salvarlo da parte dei sanitari del 118 di Casoli. Anche l’elicottero giunto da Pescara è rientrato subito. Sulla schiena del 72enne non era visibile alcuna ferita d’arma da fuoco. Solo l’esame esterno del medico legale ha rilevato la presenza di un foro d’entrata sul torace, all’altezza del cuore.
LE INDAGINI. Per accertare cause e modalità della sciagura, il sostituto procuratore di Lanciano, Francesco Carusi, ha disposto l’autopsia che sarà eseguita domani nel policlinico di Chieti, dove la salma è stata trasferita. Oggi l’incarico viene affidato al patologo forense Domenico Angelucci. I carabinieri, intanto, hanno consegnato un primo rapporto in Procura, in base al quale potranno essere disposti ulteriori accertamenti. Sotto la lente d’ingrandimento potrebbero finire anche le modalità della braccata di caccia. «Ci siamo messi a disposizione», dicono i cacciatori, i cui fucili sono stati sequestrati. Al momento si procede per omicidio colposo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I CACCIATORI. «Non era un componente della squadra, era senza giubbetto rosso identificativo, non doveva trovarsi lì», ripetono alcuni cacciatori del gruppo di 8-9 persone che il 1° novembre stava portando avanti la battuta di caccia nei boschi di contrada Coccioli, a Gessopalena. Sul ferimento mortale indagano i carabinieri della stazione di Torricella Peligna e del Nucleo operativo e radiomobile di Lanciano, agli ordini del maggiore Vincenzo Orlando. «C’erano le tabelle di avviso con cui delimitiamo la zona di caccia», ripetono alcuni membri della squadra, composta da cacciatori di Roccascalegna, Torricella Peligna e Gessopalena, «non si poteva accedere in quell’area». La braccata al cinghiale era iniziata dopo le 9,30, ma solo verso le 13,30 è stato esploso il primo e unico colpo della mattinata, quando uno dei cacciatori si è trovato l’animale sotto tiro. C.D., 48 anni, di Roccascalegna, ha esploso un colpo dal suo fucile semiautomatico calibro 12. «Con palla unica», precisano i cacciatori, «non ha una gittata molto lunga, ma può deviare». Non è riuscito a centrare il cinghiale mentre il proiettile, nella sua strana e fatale traiettoria, ha finito per colpire a morte De Gregorio, che è stato cacciatore a sua volta.
IL FERIMENTO. «Il nostro collega ha sparato in un’altra direzione, laterale, rispetto al punto in cui si trovava il 72enne», raccontano i cacciatori, «e comunque non sapeva che lui si trovasse lì. Non doveva essere lì. Se andava per tartufi, cosa ci faceva con un fucile? Senza contare che da anni è senza porto d’armi». È convinzione anche degli inquirenti che il cacciatore ha mirato al cinghiale e che il proiettile, di rimbalzo, ha colpito per errore Antonino De Gregorio. «Non aveva centrato il cinghiale e stava tornando alla macchina per andare a riprendere i cani che correvano dietro l’animale», continuano i colleghi del 48enne, «a quel punto ha visto il signore riverso a terra, ha dato il segnale via radio e siamo accorsi tutti lì. È una brava persona, attenta e scrupolosa. Non doveva succedere». De Gregorio era riverso a faccia in giù, sul ciglio della strada provinciale che da Gessopalena porta a Roccascalegna. A nulla sono valsi i tentativi di salvarlo da parte dei sanitari del 118 di Casoli. Anche l’elicottero giunto da Pescara è rientrato subito. Sulla schiena del 72enne non era visibile alcuna ferita d’arma da fuoco. Solo l’esame esterno del medico legale ha rilevato la presenza di un foro d’entrata sul torace, all’altezza del cuore.
LE INDAGINI. Per accertare cause e modalità della sciagura, il sostituto procuratore di Lanciano, Francesco Carusi, ha disposto l’autopsia che sarà eseguita domani nel policlinico di Chieti, dove la salma è stata trasferita. Oggi l’incarico viene affidato al patologo forense Domenico Angelucci. I carabinieri, intanto, hanno consegnato un primo rapporto in Procura, in base al quale potranno essere disposti ulteriori accertamenti. Sotto la lente d’ingrandimento potrebbero finire anche le modalità della braccata di caccia. «Ci siamo messi a disposizione», dicono i cacciatori, i cui fucili sono stati sequestrati. Al momento si procede per omicidio colposo.
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