ATESSA

I sindacati: "Troppa cassa integrazione alla Stellantis". E l'azienda annuncia altri 15 giorni

Le segreterie regionali di Fiom, Fim e Uil esprimono profonda preoccupazione per l'intero settore automotive. Nel frattempo sospeso il terzo turno a partire dal rientro delle ferie

ATESSA. "Gli stabilimenti del settore automobilistico stanno vivendo un periodo di incertezza a causa delle continue richieste di cassa integrazione da parte di Stellantis e dalla contrazione di mercato. Questa situazione rischia di avere ripercussioni devastanti sull'intera economia locale e sul tessuto sociale della regione". Così i segretari di categoria delle tre sigle sindacali che intervengono sulle giornate di Cassa integrazione finora accumulate dalla più grande fabbrica d'Abruzzo dove si produce il furgone modello Ducato. L'intervento precede di poco la nuova comunicazione fatta dall'azienda di ulteriori stop produttivi ad Atessa, per la precisione due settimane di cassa integrazione dal 2 settembre al 15 settembre prossimi per un numero massimo fino al totale dei dipendenti del Plant.

La stessa direzione ha poi comunicato di fermare l'attività lavorativa in tutto il sito a partire dalle 14,15 di giovedì 1 agosto (solo l'unità di verniciatura lavora anche il secondo turno). L'attività lavorativa, al rientro dalle ferie estive, riprenderà alle 5,45 di martedì 20 agosto. La copertura sarà in Cassa integrazione ordinaria. Il reparto CKD della Lastratura non è interessato dai provvedimenti. Considerata la situazione di mercato che perdura da diverse settimane, Stellantis ha deciso di sospendere temporaneamente, in tutte le unità, escluso il Ckd, il terzo turno produttivo già a partire dal rientro dalle ferie estive.

"Gli operai, le loro famiglie e le comunità", riprendono i segretari regionali Fiom, Fim e Uil, nella nota congiunta, "dipendono fortemente dall'attività di questi stabilimenti. La riduzione delle ore lavorative e l'incertezza occupazionale stanno creando un clima di forte instabilità e preoccupazione, al momento i nostri stabilimenti producono in Italia e spediscono i componenti in Polonia, nello stabilimento di Gliwice, il nostro timore è se la Polonia svilupperà strutture di forniture autonome, che una volta avviate ridurranno la domanda dei componenti forniti dalle aziende della Val di Sangro". Il settore metalmeccanico continua a rappresentare una parte cruciale del Pil e dell'export dell'Abruzzo. "Negli ultimi trent'anni - aggiungono i sindacati - l'industria metalmeccanica, in particolare l'automotive, insieme alla logistica, ai trasporti e ai servizi correlati, ha generato la maggiore ricchezza della regione. Alla luce di quanto sta accadendo, riteniamo impensabile che i lavoratori e l'economia locale debbano sopportare le conseguenze di scelte che stanno indebolendo il nostro territorio. È imperativo che le istituzioni locali, in stretta collaborazione con il Governo, trovino urgentemente gli strumenti idonei per consentire al settore automotive di continuare a essere un pilastro dell'economia abruzzese. Chiediamo garanzie concrete per i lavoratori coinvolti, inclusi formazione e riqualificazione professionale, e un piano di rilancio industriale per l'intera investendo in innovazione e sostenibilità".