Morta a 26 anni dopo la discoteca, si indaga sul guardrail mancante
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Il pm apre un fascicolo, a breve l’autopsia. L’auto guidata da Martina Vichayte è finita in un canale pieno d’acqua, la madre aveva denunciato la scomparsa sabato
SAN GIOVANNI TEATINO. La notte di San Valentino passata in discoteca. La musica, la gioia dei suoi 26 anni. Martina Vichayte, receptionist negli hotel e una laurea in Scienze del turismo, era nata a Kiev: da piccola si era trasferita a Chieti con mamma Karolina e viveva nel quartiere Levante. Martina che amava ballare, che adorava il mare e i viaggi, ironica sempre, il sorriso negli occhi. Martina che, in tre parole, mordeva la vita. Tutto finito in un istante. Perché Martina è morta mentre tornava a casa, finendo con la sua Fiat 500 in un canale di scolo di via Aterno, a San Giovanni Teatino, in località Dragonara.
Lì è stata ritrovata ieri mattina, nell’auto ribaltata, verso le nove. La madre ne aveva denunciato la scomparsa sabato, preoccupata perché la figlia non era rincasata e, soprattutto, non aveva dato notizie di sé. Nessun dubbio sul fatto che si sia trattato di un incidente autonomo, ovvero senza il coinvolgimento di altri veicoli. Ma l’inchiesta punta anche ad accertare il rispetto delle norme di sicurezza su quel tratto di strada. Il fosso non è delimitato da alcuna balaustra e, adesso, l’attenzione si concentra proprio sul guardrail mancante.
Le indagini dei poliziotti della squadra mobile di Chieti, diretti dal commissario capo Nicoletta Giuliante, hanno consentito di ricostruire le ultime ore di vita della giovane. Venerdì sera, prima delle dieci, Martina esce dalla sua abitazione di via Verdi per raggiungere la discoteca Amnesia di Pescara. Lì, nel locale di via dei Peligni, zona Porta Nuova, la serata trascorre senza problemi in compagnia degli amici. Alle 4.30 Martina saluta tutti, sale sulla sua auto di colore grigio e si avvia verso casa. Poi il buio.
Quando mamma Karolina e il compagno Davide Recchia (al quale la 26enne era legatissima, tant’è che lo chiamava «papà») si svegliano e non trovano a casa Martina, vanno nel panico. Anche perché la ragazza non risponde al telefono. A quel punto la madre e il compagno provano a contattare gli amici, che però non la vedono da quando lei ha lasciato la discoteca; anche i tentativi di informarsi nel locale non portano risultati. Così sabato sera parte prima la chiamata al 112 e, subito dopo, viene formalizzata la denuncia in questura.
Le ricerche scattano immediatamente e si concentrano nella zona di San Giovanni Teatino, dove il cellulare ha agganciato l’ultima cella prima di spegnersi. Contestualmente, i poliziotti raccolgono le testimonianze e ricostruiscono gli ultimi contatti avuti dalla giovane. La sua sparizione si trasforma in un vero e proprio giallo e la preoccupazione cresce con il passare delle ore, perché non sembra esserci alcuna ragione per la quale Martina possa essersi allontanata volontariamente.
Arriviamo così alle 9.05 di ieri mattina. Una donna che sta facendo jogging nota un’auto capovolta nel canalone e lancia l’allarme. Sul posto si precipitano i poliziotti della squadra volante, coordinati dal sostituto commissario Andrea D’Angelo, gli investigatori della Mobile e i vigili del fuoco del comando provinciale. Arrivano anche il questore Aurelio Montaruli, che già da sabato sera sta seguendo in prima persona la vicenda, e il sindaco di San Giovanni Teatino Giorgio Di Clemente. La targa è quella dell’auto di Martina. La Fiat 500 è immersa in acqua e fango, in corrispondenza di una piccola cascata. La giovane, ormai senza vita, è ancora seduta sul lato guidatore, con le cinture allacciate. I vigili del fuoco faticano non poco per estrarre l’auto dal fosso con una gru. Il sopralluogo degli agenti permette di ricostruire la dinamica dell’incidente.
In un tratto rettilineo Martina è finita fuori strada, per cause che forse non si potranno mai sapere con certezza, ed è precipitata nel canale. Sull’asfalto non ci sono segni di frenata, mentre sull’erba rimangono le tracce della scia seguita dall’auto. Probabilmente nessuno si è accorto prima di ieri della presenza della macchina perché, a causa del maltempo, il fosso si era riempito d’acqua e, dunque, aveva coperto la Fiat 500. Il pubblico ministero Lucia Anna Campo ha aperto un fascicolo: nelle prossime ore sarà affidata l’autopsia al medico legale Pietro Falco. Non ci sono misteri nella tragedia. Ma ora l’inchiesta dovrà accertare se un semplice guardrail avrebbe potuto salvare questa ragazza che mordeva la vita.
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