Le famiglie e la crisi Tra i nuovi poveri anche i professionisti

Convegno di Nuova Lanciano con Cipollone e Bonanni Il leader Cisl: «Bisogna ridare potere ai lavoratori»

LANCIANO. Hanno superato quota duemila le famiglie in difficoltà assistite dalla Caritas diocesana. Per la prima volta tra i nuovi poveri ci sono piccoli imprenditori, artigiani, professionisti.

La crisi economica non risparmia nessuno, spezza gli equilibri delle famiglie. Da qui è voluto partire il convegno “La crisi/la famiglia”, organizzato da “Nuova Lanciano”. Un tema sentito, come dimostra la sala piena a Palazzo degli Studi. «Abbiamo voluto affrontare la questione dal punto di vista della famiglia, che è tessuto produttivo della società ma anche economia di valori», dice il presidente dell’associazione, Paolo Bomba, «sono oltre duemila le famiglie in difficoltà nella diocesi e la maggior parte sono italiane, persone che qualche anno fa stavamo bene. L’assistenzialismo e il volontariato sono fondamentali, ma non possono essere la soluzione definitiva. La politica, completamente assente, deve restituire dignità assicurando a tutti il diritto al lavoro».

Il quadro che la Caritas fa delle nuove povertà è desolante. «La fascia media ormai ha inondato quella bassa, prima la sosteneva adesso questo non è più possibile», spiega Luigi Cuonzo, responsabile della Caritas diocesana, «non avevamo mai registrato la presenza di piccoli imprenditori, artigiani, professionisti. La crisi è come un virus: attacca prima il corpo più debole, ma nessuno può dirsi immune. Il 60% dei nostri assistiti va dai 35 ai 55 anni, la fascia più difficile da aiutare: se si esce dal mondo del lavoro a questa età, non si rientra». Lo sa bene il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Dalla crisi non si esce se non si cambia logica», sottolinea, «l’Europa va male, ma l’Italia va peggio di tutti. Le aziende sono rimaste indietro di vent’anni, a livello di infrastrutture e tecnologie, le materie prima sono troppo costose, la tassazione è a livelli inaccettabili. E c’è un’immoralità di fondo, non c’è più senso a reggere ogni attività umana. Bisogna ridare potere ai lavoratori, devono tornare a essere protagonisti, come i cittadini in politica».

«La grandezza di questa crisi è che ognuno pensa per sé, al centro c’è l’individuo», interviene l’arcivescovo Emidio Cipollone, «la famiglia, invece, è il motore: su di essa dobbiamo scommettere. Serve una nuova fiscalità, prima ancora di ridare strumenti ai Comuni: una famiglia di cinque persone e un singolo che hanno lo stesso reddito non possono essere tassati allo stesso modo. Famiglia e lavoro, le prime due realtà benedette da Dio, sembrano oggi maledette: senza lavoro è difficile costruirsi una famiglia, ma se non rimettiamo la famiglia al centro che lavoro si potrà trovare? Se rimettiamo in moto le famiglie, ripartono anche i singoli».

Stefania Sorge

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