Licenza e mazzette, 5 anni
Concussione, condannato il capo dell’ufficio commercio.
CHIETI. Prove schiaccianti, diverse testimonianze contro Luciano Cerritelli, l’ex impiegato del Comune che è stato riconosciuto colpevole di concussione ai danni di alcuni commercianti e condannato a 5 anni di reclusione.
L’ex capo ufficio commercio è stato inoltre interdetto dai pubblici uffici per sempre e dovrà risarcire le parti civili, Comune compreso. Il quantum sarà stabilito in un processo civile a parte. Ieri mattina la sentenza del giudice dell’udienza preliminare, Marina Valente, considerato che i difensori, gli avvocati Giuliano Milia e Franco Crocetta avevano chiesto il rito abbreviato, giudizio espresso allo stato degli atti, (senza istruttoria dibattimentale) che prevede peraltro la riduzione della pena di un terzo.
Il pubblico ministero, rappresentato dalla sostituto procuratore Rosangela Di Stefano, aveva chiesto quattro anni di reclusione. Luciano Cerritelli, venne arrestato il 12 aprile aprile scorso, dopo che le manette erano scattate, il 20 marzo precedente, nei confronti della collega Filomena Pellegrino. La donna fu colta in flagranza di reato. Aveva appena ricevuto duemila euro da un aspirante barista. La dipendente lo scorso 5 maggio patteggiò davanti ai giudici del tribunale 2 anni e 11 mesi di reclusione.
Secondo le testimonianze di alcuni commercianti per avere una licenza si dovevano sborsare 5mila euro. Le indagini furono condotte dagli uomini della squadra mobile, coordinati dal vice questore aggiunto Paolo Monnanni. Di quel sistema delle tangenti all’ufficio commercio si vociferava da un po’ all’interno del Comune. Gli stessi amministratori, sindaco e assessore all’urbanistica per primi, decisero di rivolgersi alla polizia, dopo aver ricevuto diverse lamentele.
Così le utenze telefoniche dell’ufficio commercio vennero messe sotto controllo. Intercettazioni che si rivelarono eloquenti. E dopo due mesi di investigazioni i poliziotti organizzarono il blitz a palazzo De Pasquale dove ha sede l’ufficio sotto accusa. La mazzetta con l’aspirante barista venne pattuita per telefono. «La licenza non è disponibile», disse in una prima telefonata l’impiegata. Ma nella seconda conversazione, il giorno dopo, Pellegrino ricontattò il commerciante proponendogli l’affare. Qualcuno aveva rinunciato, ma per avere l’autorizzazione, però, bisognava pagare. All’appuntamento però si presentarono i poliziotti.
I soldi appena intascati dalla Pellegrino erano stati precedentemente segnati. Dopo l’arresto della impiegata, assistita dall’avvocato Domenico Budini, gli investigatori ascoltarono altri commercianti, decine, e dalle loro dichiarazioni venne fuori anche il nome di Cerritelli che venne arrestato.
Lo stesso giudice Gip, Marco Flamini, su richiesta della procura, firmò il provvedimento di sospensione nei confronti dell’impiegato comunale.
L’ex capo ufficio commercio è stato inoltre interdetto dai pubblici uffici per sempre e dovrà risarcire le parti civili, Comune compreso. Il quantum sarà stabilito in un processo civile a parte. Ieri mattina la sentenza del giudice dell’udienza preliminare, Marina Valente, considerato che i difensori, gli avvocati Giuliano Milia e Franco Crocetta avevano chiesto il rito abbreviato, giudizio espresso allo stato degli atti, (senza istruttoria dibattimentale) che prevede peraltro la riduzione della pena di un terzo.
Il pubblico ministero, rappresentato dalla sostituto procuratore Rosangela Di Stefano, aveva chiesto quattro anni di reclusione. Luciano Cerritelli, venne arrestato il 12 aprile aprile scorso, dopo che le manette erano scattate, il 20 marzo precedente, nei confronti della collega Filomena Pellegrino. La donna fu colta in flagranza di reato. Aveva appena ricevuto duemila euro da un aspirante barista. La dipendente lo scorso 5 maggio patteggiò davanti ai giudici del tribunale 2 anni e 11 mesi di reclusione.
Secondo le testimonianze di alcuni commercianti per avere una licenza si dovevano sborsare 5mila euro. Le indagini furono condotte dagli uomini della squadra mobile, coordinati dal vice questore aggiunto Paolo Monnanni. Di quel sistema delle tangenti all’ufficio commercio si vociferava da un po’ all’interno del Comune. Gli stessi amministratori, sindaco e assessore all’urbanistica per primi, decisero di rivolgersi alla polizia, dopo aver ricevuto diverse lamentele.
Così le utenze telefoniche dell’ufficio commercio vennero messe sotto controllo. Intercettazioni che si rivelarono eloquenti. E dopo due mesi di investigazioni i poliziotti organizzarono il blitz a palazzo De Pasquale dove ha sede l’ufficio sotto accusa. La mazzetta con l’aspirante barista venne pattuita per telefono. «La licenza non è disponibile», disse in una prima telefonata l’impiegata. Ma nella seconda conversazione, il giorno dopo, Pellegrino ricontattò il commerciante proponendogli l’affare. Qualcuno aveva rinunciato, ma per avere l’autorizzazione, però, bisognava pagare. All’appuntamento però si presentarono i poliziotti.
I soldi appena intascati dalla Pellegrino erano stati precedentemente segnati. Dopo l’arresto della impiegata, assistita dall’avvocato Domenico Budini, gli investigatori ascoltarono altri commercianti, decine, e dalle loro dichiarazioni venne fuori anche il nome di Cerritelli che venne arrestato.
Lo stesso giudice Gip, Marco Flamini, su richiesta della procura, firmò il provvedimento di sospensione nei confronti dell’impiegato comunale.