Ma adesso si cerca il mandante
Nelle indagini hanno lavorato insieme polizia e carabinieri: attesi sviluppi
VASTO. Un’operazione a quattro mani. È stata l’attività investigativa sinergica di polizia e carabinieri diretti dal vicequestore Cesare Ciammaichella e dal maggiore Giancarlo Vitiello, e coordinata dal procuratore Giancarlo Ciani, a chiudere il cerchio delle indagine sul duplice tentato omicidio di Vasto. Una faida che avrebbe potuto avere risvolti drammatici. Una guerra senza esclusione di colpi fra due gruppi rivali che è venuta alla luce il 9 aprile con l’attentato a Jari Pellerani, 28 anni.
Due centauri su una moto Ducati hanno affiancato Pellerani e gli hanno sparato addosso 4 colpi di pistola. La polizia ha aiutato i carabinieri a recuperare la moto Ducati utilizzata dai killer per cercare di uccidere Pellerani. Era stata bruciata per nascondere ogni traccia e gettata in contrada Lota.
Venerdì scorso i carabinieri hanno bloccato e consegnato alla polizia Jari Pellerani, Antonio Santoro, 28 anni e Marco Maranca, 31 anni, i tre autori dell’attentato a colpi di ascia a Michele Lattanzio all’estero del bar Del Giglio. Sabato carabinieri e polizia hanno ricomposto il mosaico. Lo hanno fatto in fretta per evitare ai presunti autori del primo attentato, la fuga.
La mancata collaborazione dei testimoni non è stata certo d’aiuto nè alla polizia nè ai carabinieri ma è stata egregiamente sostituita dalla videosorveglianza e dalle indagini compiute dalla scientifica sui resti anneriti della moto Ducati. La telecamera della videosorveglianza ha impresso il volto insanguinato di Michele Lattanzio mentre veniva colpito da Pellerani e cercava poi rifugio nel bar.
Le tracce biologiche trovate dalla scientifica sulla Ducati sono risultate appartenere proprio a Lattanzio e all’amico Fabio Scafetta. Il cerchio si è chiuso.
I presunti autori dei due tentati omicidi sono in carcere. Gli investigatori probabilmente hanno scoperto anche il movente della faida. Ora cercano il regista. (p.c.)
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