Museo diocesano, ora le sale sono inclusive
Arrivano percorsi per non vedenti, riproduzioni di opere da toccare e spiegazioni nella lingua dei segni
LANCIANO . Dopo 5 mesi riapre a tutti il museo diocesano di Lanciano con le nove sale oggi accessibili anche a chi non vede e non sente grazie ai lavori finanziati dal Pnrr “Rimozione barriere fisiche, cognitive e sensoriali” con 180mila euro. Museo riaperto con nuovi video che descrivono le stanze anche con lingua dei segni, pitture e sculture con accanto riproduzioni in scala ridotta da toccare per chi non vede e spiegazioni in braille, percorsi con app multimediali, nuova brochure e nuovo sito. Lavori spiegati venerdì pomeriggio nel convegno in Curia “Attraverso il museo: riflessioni polisensoriali: valorizzazione, accessibilità e digitalizzazione”.
«Negli anni il significato della parola museo ha subito dei cambiamenti», dice l’arcivescovo Emidio Cipollone, «e l’ultimo, nel 2022, ha aperto alle parole accessibilità, condivisione, inclusività. I musei accessibili e inclusivi promuovono la diversità e la sostenibilità. Sono scrigni di cultura aperti al mondo». «L’accessibilità non deve essere intesa come spazio dedicato», aggiunge la professoressa della d’Annunzio Claudia D’Alberto, «perché il museo è aperto a tutti: i video nella lingua dei segni sono utili anche per chi sente, mentre l’esplorazione tattile di un’opera è un’esperienza innovativa anche per chi vede».
«Usiamo le mani come occhi ed è straordinario potere toccare delle opere d’arte», dice Angelina Giangiulio, presidente dell’Unione ipovedenti e ciechi di Chieti. «Ci sentiamo cittadini del mondo in questi musei», continua Serena Caravaggio, vicepresidente Ente nazionale sordi di Chieti, che hanno collaborato al progetto. «Togliamo il divieto di toccare», lancia l’appello Andrea Socrati del museo Omero, tra i primi musei tattili che ha portato alcune opere in mostra a Lanciano. «Ci sono opere di marmo, bronzo, tessuti che si possono sfiorare senza rovinarle. Toccare significa capire altri aspetti dell’opera, ad esempio la temperatura di un oggetto che il vedente non coglie».
«Siamo partiti a settembre con i sopralluoghi», dice Marco Marani della BeyStudio che ha eseguito i lavori, «poi scelte le opere con l’équipe diocesana (don Domenico Di Salvatore; responsabile del museo; Ada Giarrocco, storica dell’arte della curia; Marco Caliendo progettista e rup; Angelo Di Monte, responsabile scientifico del museo) abbiamo iniziato la loro scansione, poi lavorazione in 3D e la stampa. Con le associazioni abbiamo creato i video in lingua dei segni, le descrizioni in braille, il percorso plantare, la mappa tattile. Abbiamo creato il nuovo sito del museo, app e supporti cartacei come nuova brochure e plico con descrizione di tutte le opere». Tra i tesori accessibili davvero a tutti ci sono ad esempio il quadro dell’Annunciazione lignea del XVII secolo, i gioielli della Madonna del Ponte, la riproduzione di una parte della Casula (XIV), del Cristo portacroce (1525-1550) e della Croce processionale di Nicola da Guardiagrele (metà XV). (t.d.r.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
«Negli anni il significato della parola museo ha subito dei cambiamenti», dice l’arcivescovo Emidio Cipollone, «e l’ultimo, nel 2022, ha aperto alle parole accessibilità, condivisione, inclusività. I musei accessibili e inclusivi promuovono la diversità e la sostenibilità. Sono scrigni di cultura aperti al mondo». «L’accessibilità non deve essere intesa come spazio dedicato», aggiunge la professoressa della d’Annunzio Claudia D’Alberto, «perché il museo è aperto a tutti: i video nella lingua dei segni sono utili anche per chi sente, mentre l’esplorazione tattile di un’opera è un’esperienza innovativa anche per chi vede».
«Usiamo le mani come occhi ed è straordinario potere toccare delle opere d’arte», dice Angelina Giangiulio, presidente dell’Unione ipovedenti e ciechi di Chieti. «Ci sentiamo cittadini del mondo in questi musei», continua Serena Caravaggio, vicepresidente Ente nazionale sordi di Chieti, che hanno collaborato al progetto. «Togliamo il divieto di toccare», lancia l’appello Andrea Socrati del museo Omero, tra i primi musei tattili che ha portato alcune opere in mostra a Lanciano. «Ci sono opere di marmo, bronzo, tessuti che si possono sfiorare senza rovinarle. Toccare significa capire altri aspetti dell’opera, ad esempio la temperatura di un oggetto che il vedente non coglie».
«Siamo partiti a settembre con i sopralluoghi», dice Marco Marani della BeyStudio che ha eseguito i lavori, «poi scelte le opere con l’équipe diocesana (don Domenico Di Salvatore; responsabile del museo; Ada Giarrocco, storica dell’arte della curia; Marco Caliendo progettista e rup; Angelo Di Monte, responsabile scientifico del museo) abbiamo iniziato la loro scansione, poi lavorazione in 3D e la stampa. Con le associazioni abbiamo creato i video in lingua dei segni, le descrizioni in braille, il percorso plantare, la mappa tattile. Abbiamo creato il nuovo sito del museo, app e supporti cartacei come nuova brochure e plico con descrizione di tutte le opere». Tra i tesori accessibili davvero a tutti ci sono ad esempio il quadro dell’Annunciazione lignea del XVII secolo, i gioielli della Madonna del Ponte, la riproduzione di una parte della Casula (XIV), del Cristo portacroce (1525-1550) e della Croce processionale di Nicola da Guardiagrele (metà XV). (t.d.r.)
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