Palazzaccio, condanna bis per il sindaco di Bucchianico
Confermata in appello la sentenza contro Di Paolo per diffamazione nei confronti di un architetto. Il professionista fu incaricato dai Padri camilliani alla riqualificazione dell’ex Caracciolo–Santobuono
CHIETI. Ottocento euro di multa, più le spese legali, e un risarcimento di 3mila euro, la condanna di primo grado emessa dal giudice di pace, tre anni fa ,nei confronti del sindaco di Bucchianico Antonio Mario Di Paolo, è stata confermata in appello in ogni suo punto lo scorso 4 aprile. La giudice del tribunale di Chieti Patrizia Medica, ha riconosciuto colpevole il primo cittadino dei paese di San Camillo per diffamazione nei confronti dell’architetto Alfonso Settimi, incaricato dalla Provincia camilliana romana della riqualificazione del «palazzaccio», ex palazzo Caracciolo.
Di Paolo durante una conferenza pubblica del febbraio 2008, tenuta nell’auditorium Nicola D’Onofrio, disse che l’architetto «aveva agito in un clima di illegalità, traendone vantaggio personale, tanto da farsi remunerare con appartamenti e non con denaro».
Assistito dagli avvocati Vittorio e Alessandra Supino l’architetto querelò Di Paolo e a nulla valse la difesa del sindaco che invocò un il diritto di critica politica. Contro la condanna il primo cittadino di Bucchianico fece appello ribadendo le motivazioni a sua discolpa. La parte civile invece lo scorso venerdì ha rilevato come fosse doverosa la conferma della sentenza di condanna anche alla luce del grave danno all’immagine subito dall’architetto. In particolare è stato sottolineato come il diritto di critica politica non fosse applicabile al caso in quanto l’architetto non rivestiva alcuna carica politica.
Il palazzo Caracciolo Santobuono, soprannominato il «palazzaccio» visto il suo stato d’abbandonoaffonda le sue origini nel tardo Medioevo. La demolizione iniziò agli inizi degli anni ’70 ad opera della Provincia romana dei Camilliani con l’intento di aprire un centro di riabilitazione. Alla fine del decennio la nuova struttura dominava sul colle più alta del previsto, ci fu un processo di illecito edilizio. Negli anni ’80 fu Vincenzo Angelini, l’ex re della sanità privata, a prendere in affitto la struttura: nessuna attività socio-assistenziale riuscì a decollare. Chiuso il contratto con Angelini, si presenta la possibilità di ristrutturare l’ecomostro con l’architetto teatino Settimi che proponeva con l’impresa Sangro Invest un centro di residenza assistita per anziani. Con il cambio dell’amministrazione nel 2004, dal sindaco Tracanna a Di Paolo, saltò l’accordo e il Comune, qualche anno dopo, acquisto l’obbrobrio per la circa 300 mila euro. Il palazzo è ancora chiuso.
E come lo stesso Settimi sottolinea a commento della setenza: Bucchianico ha perso una occasione di riqualificazione in quanto il progetto prevedeva un recupero del mastodontico edificio sia sotto il profilo estetico, sia sul piano della riutilizzazione per attività di accoglienza dei pellegrini che frequentano il santuario di San Camillo, sia per l’assistenza agli anziani, di fisioterapia, sia per la creazione di numerosi posti di lavoro. (k.g.)
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