Palloncini e peluche per l’addio a Martina Vichayte
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L’ultimo saluto alla 26enne di origini ucraine morta tra venerdì 14 e sabato 15 febbraio nell’incidente d’auto a San Giovanni Teatino. I funerali si sono tenuti ieri pomeriggio
CHIETI. La chiesa è gremita, tantissimi i ragazzi: chi arriva con un cartellone pieno di foto e di scritte, chi con palloncini bianchi, chi con cuori rossi, chi con un enorme orso bianco di peluche che poi viene sistemato sopra la bara dentro il carro funebre. È l'ultimo saluto alla 26enne Martina Vichayte, ucraina d'origine, italiana d'adozione, vittima di un tragico incidente stradale nella notte tra venerdì e sabato a San Giovanni Teatino.
La sua foto, bellissima, campeggia accanto alla bara coperta da fiori bianchi nella chiesa di Sant'Anna, dove ieri pomeriggio don Domenico Melchiorre ha officiato il rito funebre. «Ho conosciuto Martina che era piccolissima ma dotata di una energia unica. Ho deciso di portarla qui e darle ciò che desiderava più di tutto al mondo: un padre, una famiglia».
Al termine della funzione, è il padre Davide Recchia, molto noto anche per l'organizzazione del festival internazionale Chorus Inside, a ringraziare i presenti e a raccontare qualcosa di quella sua bimba, amata da subito come una figlia: «Arrivata a Chieti, prima ha fatto del quartiere il suo piccolo regno e poi ha conquistato tutta Chieti, alla villa comunale aveva il suo archetto con gli amici del Gonzaga, e dopo ha conquistato anche Roma, sempre donando gioia. Buona e aperta con tutti, donava con generosità cuore e sorriso».
Poi si è rivolto direttamente alla compagna, Karolina Vychaite, chiedendole di credere che «Martina continuerà a darci forza e gioia da lassù». La chiesa ha accompagnato la straziante richiesta con un lungo applauso. Karolina, il bel viso disfatto dal dolore, si è appoggiata al suo braccio per tutta la funzione. I capelli biondi raccolti in un fazzoletto nero, poi perso tra gli abbracci della folla, la donna ha retto sino a quando la bara non è stata riposta nel carro funebre: allora è crollata a terra tra i singhiozzi.
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