Pesce crudo, chiusa la rivendita irregolare

Dopo i casi di intossicazione da sushi a Pescara, verifiche della Asl nel Chietino: scatta anche la maxi multa. Ecco tutti i dettagli
CHIETI. Di casi di intossicazione alimentare dopo aver ordinato sushi al ristorante ce ne sono stati molti negli ultimi giorni, soprattutto nel periodo tra fine febbraio e inizio marzo. Decine di intossicati si sono registrati nel Pescarese dopo cene a base di pesce crudo, con la Asl di Pescara costretta a correre ai ripari fornendo raccomandazioni alle persone infette e alle famiglie.
Probabilmente anche per questo motivo le autorità preposte hanno innalzato gli standard dei controlli nei riguardi dei fornitori di materie prime - soprattutto pesce da consumare a crudo - anche nel territorio della provincia teatina. Una importante operazione nell'ambito delle attività di vigilanza e controllo è stata condotta anche dal Servizio di igiene degli alimenti di origine animale (servizio conosciuto con la sigla Siaoa) dell'Azienda sanitaria Lanciano Vasto Chieti, che giovedì scorso ha battuto a tappeto il territorio della provincia e in particolare quello intorno al capoluogo di provincia.
È in quest'area che è stata trovata una rivendita di pesce - tecnicamente si tratta di un laboratorio grossista di lavorazione e preparazione di prodotti della pesca da consumarsi crudi - non in regola. La scoperta è stata fatta dagli ispettori di polizia giudiziaria Vincenzo Ferzoco e Marco Santangelo che lavorano per questo Servizio della Asl teatina e che hanno riscontrato nell'attività economica gravi carenze, sia di tipo strutturale che di tipo igienico-sanitarie, nonché criticità sul piano delle procedure di autocontrollo (di tipo Haccp) relative all'assenza di analisi di laboratorio sui prodotti commercializzati.
L'attività è stata dunque chiusa: potrà riaprire soltanto quando avrà posto rimedio alle carenze rilevate nel corso dell'accertamento. A carico dei proprietari è scattata anche una sanzione amministrativa che in questi casi può arrivare sino a 15mila euro. L'attività di controllo rientra nelle attività di competenza del Dipartimento di prevenzione della Asl volte alla riduzione del rischio da intossicazioni alimentari anche causate, come in questo caso, dal consumo di sushi.
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