Caso di stalking in Tribunale. Nel tondo, l'avvocato Omar Sanelli

CHIETI

Stalking, figlio chiede i danni alla madre: «Mi seguiva ovunque» 

Dopo la separazione dei genitori, l’adolescente era stato affidato al padre ma la donna non si è rassegnata: «Incursioni a casa e pedinamenti». Ora il ragazzo chiede i danni

CHIETI. Incursioni in casa, pedinamenti all’uscita da scuola, appostamenti alla fermata dell’autobus. Una mamma di 51 anni è finita sotto processo, davanti al giudice del tribunale di Chieti Enrico Colagreco, con l’accusa di stalking nei confronti del figlio, all’epoca dei fatti ancora minorenne, e dell’ex marito. La donna rischia di essere condannata e di pagare anche un maxi risarcimento dei danni: il ragazzo, ora 19enne, assistito dall’avvocato Omar Sanelli, chiede 40mila euro; l’uomo, rappresentato da Michela Di Santo, ne vuole invece 35mila. Secondo l’accusa formulata dal sostituto procuratore Giancarlo Ciani, l’imputata si è resa protagonista di «atti persecutori reiterati nel tempo» tali da aver provocato alle due vittime «uno stato d’ansia e da averle costrette a mutare le abitudini di vita». Gli episodi di stalking, sempre in base a quanto contestato nel capo d’imputazione, sono andati avanti fino all’ottobre del 2016.
L’inchiesta è scattata dopo la denuncia presentata in procura dall’ex marito della donna. «Lei ha ben presto cominciato ad assumere comportamenti anomali nei confronti di nostro figlio», ha raccontato, «dal volerlo tenere sempre con sé ed evitargli le occasioni di incontro con i miei parenti, al cercare di impedirgli la frequenza della scuola. Di conseguenza, dopo aver tentato di convincerla in vari modi a cambiare atteggiamento verso il bimbo, ho deciso di interrompere la nostra relazione. Nel 2013, con sentenza del tribunale di Chieti, è stata pronunciata la nostra separazione, alle condizioni tra noi concordate: la mia residenza è rimasta fissata nella casa coniugale a me assegnata, nella quale avrebbe vissuto anche nostro figlio». Ma, secondo l’esposto dell’uomo, la donna si è rifiutata di lasciare casa ed è stata necessaria un’azione esecutiva. «Nonostante questo», ha proseguito, «poche ore dopo essere andata via dalla mia abitazione, lei vi si è introdotta di nuovo, di nascosto e contro la mia volontà, forzando la porta del magazzino retrostante». Nel 2016 il tribunale dei minorenni dell’Aquila ha pronunciato «la decadenza della donna dalla potestà genitoriale sul figlio, a causa dei suoi comportamenti anomali». Ma le molestie non sarebbero finite qui. «La mia ex moglie ha continuato a tenere atteggiamenti persecutori nei miei confronti e dei miei familiari: ha tentato di introdursi e si è introdotta nella mia proprietà (nonostante essa sia recintata e dotata di un cancello tenuto sempre chiuso), al fine di fare rientro in casa e tornare a vivere con me e nostro figlio. Quando ci accorgiamo della sua presenza davanti all’ingresso, cerchiamo di dissuaderla andando a parlare con lei. Ma nella maggior parte dei casi, subito dopo, ha cercato di nuovo di scavalcare o è riuscita persino a raggiungere il cortile dell’abitazione. In numerose occasioni sono stato costretto ad avvisare i carabinieri». A questi episodi, sempre stando alla denuncia, ne sono seguiti altri, come «i pedinamenti dall’uscita di scuola fino a casa. Non di rado, la donna si è fatta trovare anche alla fermata dove sapeva che il figlio saliva o scendeva dai mezzi pubblici, creandogli imbarazzo pure davanti agli amici oltre che uno stato di agitazione». In altre parole, «l’obiettivo della donna era avvicinarlo e convincerlo a farla tornare a vivere con noi o, a volte, di andare a vivere con lei, a casa sua».
Ieri, il caso è arrivato in tribunale. Uno dei carabinieri ascoltato in aula ha specificato che, in sei occasioni, è stato necessario l’intervento di una pattuglia dopo le richieste arrivate dai padroni di casa. Il figlio, invece, ha confermato che aveva timore della madre.
La sentenza è attesa per il prossimo 30 ottobre. La donna, difesa dall’avvocato Maurizio Ciocca, respinge l’accusa di stalking.
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