ATESSA
Stellantis, i sindacati vedono nero mentre Marsilio è ottimista
Vertice ministeriale a Roma, la Fiom dice di ritenere “non sufficienti le rassicurazioni aziendali", per la Uilm occorrono investimenti. Il governatore: fornite rassicurazione sul futuro dell'azienda
ATESSA. “Dietro l’apparenza dell’aumento della produzione complessiva si nascondono le incertezze sul futuro produttivo e occupazionale di Atessa”. Lo affermano Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile del settore mobilità, Alfredo Fegatelli, segretario generale Fiom-Cgil Chieti e Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil, dopo l’incontro al Mimit sullo stabilimento di Atessa dove Stellantis produce veicoli commerciali. Per la Uilm occorrono “investimenti per preservare l’eccellenza del distretto automotive abruzzese”.
Ribadita “la necessità di un confronto con l’amministratore delegato Carlos Tavares a Palazzo Chigi, per chiarire le reali intenzioni del gruppo in Italia”. “Stellantis ha dichiarato la centralità del sito produttivo di veicoli commerciali leggeri di Atessa che è la realtà più solida e leader nel settore con una quota di mercato del 30%. L’azienda ha comunque rinnovato la richiesta al governo di sostegni economici, adducendo criticità peculiari del territorio in termini infrastrutturali di strade, autostrade e porti” spiega la Fiom che dice di ritenere “non sufficienti le rassicurazioni aziendali per quanto concerne il futuro”.
“Le linee produttive – spiega la Fiom – sono obsolete, servirebbero ingenti investimenti anche riguardo il futuro modello elettrico, oggi assemblato con modalità pressoché artigianali e non industrializzato. Un nuovo modello non c’è, sono tutti continui restyling. Anche qui come negli altri stabilimenti, le aziende dell’indotto soffrono le scelte strategiche di Stellantis, basta ricordare le difficoltà della Marelli di Sulmona e la situazione molto critica della Denso, che grazie alle nostre pressioni sarà affrontata con il Mimit il 18 aprile.
E' invece ottimista il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che dice: “Da parte di Stellantis sono state fornite rassicurazioni sulla capacità e flessibilità dell’azienda di rispondere al mercato, sviluppare nuovi prodotti e, in particolare, il motore elettrico nello stabilimento di Atessa, già pronto ad aumentare i livelli di produzione non appena le richieste e le quote di mercato cresceranno”. “Nel corso dell’incontro”, aggiunge Marsilio, “abbiamo ribadito che non basta investire sulla produzione della fabbrica Stellantis, ma è necessario creare una rete con tutto il territorio, perché l’indotto coinvolge un numero di addetti quasi tre volte superiore a quello dello stabilimento di Atessa”.
“Investimenti per preservare l’eccellenza del distretto automotive abruzzese”. E’ quanto sostengono Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive, e Nicola Manzi, segretario generale della Uilm di Chieti-Pescara, al termine dell’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per analizzare la situazione in Stellantis.
“Per preservare l’eccellenza della fabbrica Stellantis di Atessa, nonché del vasto distretto industriale che da essa dipende, occorrono investimenti da parte aziendale sulle nuove motorizzazioni e da parte delle istituzioni sul miglioramento delle infrastrutture – aggiungono Ficco e Manzi. Più in generale è necessaria una forte sinergia fra privato e pubblico per supportare la vocazione all’esportazione dei veicoli commerciali e difendere le imprese dell’indotto più vulnerabili”.
Quanto alle criticità Ficco e Manzi precisano: “I problemi più delicati li avvertiamo, purtroppo, in importanti imprese dell’indotto che dipendono in tutto o in parte dalla fabbrica abruzzese di Stellantis, come la Marelli di Sulmona, la Denso di San Salvo o la Baomarc di Atessa. Chiediamo di impiegare le risorse già stanziate nell’automotive per supportare le imprese della componentistica negli investimenti necessari al loro rilancio, nonché di rafforzare il sistema di ammortizzatori sociali indispensabile per scongiurare il rischio di chiusure e di licenziamenti, che ha già colpito il territorio pochi anni or sono con il drammatico caso della Honeywell”.