Stop ai fidi facili agli amici di Carichieti
La cura del commissario Sora parte da questa settimana, ma Bankitalia si aspetta la corsa agli sportelli dei correntisti preoccupati
CHIETI. Carichieti, da oggi parte la cura. Stop ai fidi facili agli amici, agli anticipi di fatture concessi come se i milioni fossero bicchieri d'acqua e ai crediti deteriorati che hanno causato perdite di 304 milioni. La gestione del commissario, Riccardo Sora, stringe subito la cinghia. Chiude i rubinetti della banca. Ad annunciarlo è il rapporto del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che a pagina quattro del dossier, inviato il 2 settembre al ministro dell'Economia e delle Finanze, descrive sia il modo “allegro” con cui la Cassa avrebbe gestito i rapporti con i clienti principali sia le soluzioni drastiche. La prova del 9 ci sarà oggi a partire dalle 8,30 quando le filiali Carichieti riapriranno al pubblico dopo lo choc del commissariamento comunicato venerdì a istituto già chiuso.
Chi s’immagina una corsa agli sportelli, di piccoli e grandi risparmiatori preoccupati, non va lontano dalla realtà. E' già accaduto in Tercas all'indomani della debacle. Ed è la banca centrale a metterlo in conto raccomandando i direttori di filiali di Carichieti di saper trattare con la clientela rassicurandola e invitandola a restare tranquilla.
I risparmi non sono a rischio soprattutto ora che a custodirli c’è Bankitalia attraverso il suo "inviato" Sora già commissario Tercas che, venerdì scorso, alle 15, ha subito radunato i dirigenti della Cassa teatina comunicando loro che: «La banca prosegue regolarmente la propria attività. La clientela può pertanto continuare ad operare, come di consueto, presso gli sportelli della banca». Ma l’effetto commissariamento si toccherà con mano questa mattina, nella storica sede di corso Marrucino, scendendo poi allo Scalo, nelle filiali vicino alla stazione e a Madonna delle Piane, e nelle altre 65 sedi. Ma i correntisti non sono in pericolo. Chi pagherà il prezzo più alto del commissariamento saranno invece i gruppi imprenditoriali barcollanti oppure debitori a sei zeri, come i 109 milioni di crediti deteriorati che Bankitalia fa ricadere sulle spalle e nelle casse di una grande e famosa concessionaria di auto fuoriserie (per 38 milioni di euro) o su un imprenditore della sanità e dell'istruzione private che compaiono nel dossier Visco. La selezione del credito si annuncia spietata. Così è scritto sul rapporto al Mef che ha decapitato i vertici della banca. Siamo in grado di pubblicare questo passaggio: «Anomalie hanno connotato gli anticipi su fatture, sistematicamente concessi in deroga alle regole ordinarie che prevedono maggiori cautele», scrive Visco, «ne sono derivate diffuse irregolarità che hanno interessato posizioni di rischio deteriorate, quali il mancato incasso di crediti verso controparti primarie (in totale 20, ndr), l'anticipo di documenti a carico di nominativi già inadempienti e lo scarico di fatture scadute a fronte di nuove anticipazioni, prassi che ha determinato, inoltre, la mancata rilevazione degli insoluti». Così Bankitalia dà l’altolà ai prestiti facili di Carichieti e alle presunte operazioni per dissimulare le perdite.
«L'efficacia del monitoraggio», si legge ancora sul rapporto, «è stata indebolita da ritardi nell'attività di revisione dei fidi a revoca e ciò ha comportato anche la sistematica assenza di dati aggiornati sulla situazione economico-finanziaria della clientela». Eppure al vertice di Carichieti mandato a casa (Cda, sindaci e presidente Mario Falconio) così come alla Fondazione, presieduta da Pasquale Di Frischia e chiamata in causa da Bankitalia per conflitti d’interesse con la banca, bastava prestare attenzione alle parole dello stesso Visco all’assemblea Abi del 10 luglio 2013. L’avvertimento del governatore si ripesca facilmente da Internet. «Le banche italiane devono cautelarsi contro il rischio di un peggioramento delle condizioni di raccolta. La Vigilanza valuterà l’adeguatezza dei presidi adottati e quando necessario interverrà». Visco raccomandava trasparenza nelle nomine degli organi, discontinuità con incarichi politici, competenza e indipendenza degli esponenti delle Fondazioni e delle banche partecipate. Ma quel giorno in Carichieti erano distratti.
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