Tenaglia rinuncia agli incarichi dell'Arta
L'avvocato di Chieti indagato per corruzione con Antonio Fernandez scrive al direttore generale dell'Arta Mario Amicone: "Basta alle cause, mi tiro indietro". Amicone interrogato un'ora dal pm Varone
PESCARA. Rinuncia agli incarichi legali dell'Arta l'avvocato Pierluigi Tenaglia, accusato di corruzione insieme al direttore dell'area amministrativa Antonio Fernandez finito ai domiciliari per un mese e 2 giorni. Tenaglia, coinvolto nell'inchiesta per l'appalto dei servizi legali dell'Arta che squadra mobile e procura di Pescara considerano «concordato» con Fernandez, fa un passo indietro: è quanto emerge da una delibera del direttore generale dell'Arta Mario Amicone approvata ieri, nello stesso giorno dell'interrogatorio durato più di un'ora con il pm Gennaro Varone.
LETTERA RISERVATA. Il 24 maggio scorso, Tenaglia, 47 anni, presidente dell'Ordine degli avvocati di Chieti, ha mandato una lettera riservata ad Amicone: il protocollo del documento è il numero 6807 e il legale mette nero su bianco la sua volontà di rinunciare «al mandato conferito dall'Arta per i giudizi ancora pendenti in primo grado».
Al centro dell'inchiesta ci sono proprio 15 incarichi dati a Tenaglia per quasi 25 mila euro. Dopo 2 gare d'appalto sospese - secondo l'accusa, lo stop è arrivato per favorire Tenaglia - l'Arta chiama i legali sulla base di un albo interno con 8 professionisti iscritti: tra il primo novembre 2011 e il 29 febbraio scorso, questo dicono gli accertamenti della Mobile, l'avvocato che ha ottenuto più incarichi è Tenaglia. Degli altri 7 avvocati, 4 non sono stati mai chiamati nel periodo dell'accertamento mentre i 3 che restano hanno ottenuto quasi la metà degli incarichi di Tenaglia.
NO ALLA CAUSA BASTI. Il primo incarico che Tenaglia rifiuta è quello della costituzione di parte civile dell'Arta in un procedimento penale, davanti al tribunale di Chieti, che vede imputato l'ex direttore generale dell'ente, Gaetano Basti, accusato di peculato per aver usato l'auto di servizio per spostarsi dalla sua residenza di Ortona alla sede pescarese dell'Arta in viale Marconi 178. L'incarico della difesa è stato affidato a Francesco Bucceroni, uno dei 4 legali iscritti all'albo interno che fino a ieri non ha mai ricevuto affidamenti dall'Arta.
DELIBERA. La delibera 102 parla dell'albo degli avvocati e in 6 righe smonta l'accusa di presunti favori a Tenaglia: «L'istituzione di un albo per gli incarichi di difesa», recita il documento, «risponde all'esigenza di garantire un'adeguata pubblicità e trasparenza in riferimento alle scelte effettuate dall'amministrazione e consente, altresì, alla direzione generale di effettuare, caso per caso, una scelta ponderata, fiduciaria e discrezionale a tutela degli interessi dell'ente in ogni singola controversia».
INTERROGATORIO. Il passaggio è quasi una difesa. La stessa arma che Amicone, 66 anni di Miglianico, indagato per abuso d'ufficio per il trasferimento di una dipendente scomoda diventata testimone dell'accusa, ha usato con il pm Varone: la dipendente è stata spostata «su proposta» di Fernandez, si è difeso Amicone assistito dall'avvocato Marco Spagnuolo, e senza sapere niente di rapporti personali; poi, sui servizi legali, ha ribadito di non sapere di presunti accordi tra Fernandez e Tenaglia.
LETTERA RISERVATA. Il 24 maggio scorso, Tenaglia, 47 anni, presidente dell'Ordine degli avvocati di Chieti, ha mandato una lettera riservata ad Amicone: il protocollo del documento è il numero 6807 e il legale mette nero su bianco la sua volontà di rinunciare «al mandato conferito dall'Arta per i giudizi ancora pendenti in primo grado».
Al centro dell'inchiesta ci sono proprio 15 incarichi dati a Tenaglia per quasi 25 mila euro. Dopo 2 gare d'appalto sospese - secondo l'accusa, lo stop è arrivato per favorire Tenaglia - l'Arta chiama i legali sulla base di un albo interno con 8 professionisti iscritti: tra il primo novembre 2011 e il 29 febbraio scorso, questo dicono gli accertamenti della Mobile, l'avvocato che ha ottenuto più incarichi è Tenaglia. Degli altri 7 avvocati, 4 non sono stati mai chiamati nel periodo dell'accertamento mentre i 3 che restano hanno ottenuto quasi la metà degli incarichi di Tenaglia.
NO ALLA CAUSA BASTI. Il primo incarico che Tenaglia rifiuta è quello della costituzione di parte civile dell'Arta in un procedimento penale, davanti al tribunale di Chieti, che vede imputato l'ex direttore generale dell'ente, Gaetano Basti, accusato di peculato per aver usato l'auto di servizio per spostarsi dalla sua residenza di Ortona alla sede pescarese dell'Arta in viale Marconi 178. L'incarico della difesa è stato affidato a Francesco Bucceroni, uno dei 4 legali iscritti all'albo interno che fino a ieri non ha mai ricevuto affidamenti dall'Arta.
DELIBERA. La delibera 102 parla dell'albo degli avvocati e in 6 righe smonta l'accusa di presunti favori a Tenaglia: «L'istituzione di un albo per gli incarichi di difesa», recita il documento, «risponde all'esigenza di garantire un'adeguata pubblicità e trasparenza in riferimento alle scelte effettuate dall'amministrazione e consente, altresì, alla direzione generale di effettuare, caso per caso, una scelta ponderata, fiduciaria e discrezionale a tutela degli interessi dell'ente in ogni singola controversia».
INTERROGATORIO. Il passaggio è quasi una difesa. La stessa arma che Amicone, 66 anni di Miglianico, indagato per abuso d'ufficio per il trasferimento di una dipendente scomoda diventata testimone dell'accusa, ha usato con il pm Varone: la dipendente è stata spostata «su proposta» di Fernandez, si è difeso Amicone assistito dall'avvocato Marco Spagnuolo, e senza sapere niente di rapporti personali; poi, sui servizi legali, ha ribadito di non sapere di presunti accordi tra Fernandez e Tenaglia.
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