MORTI NELL'ESPLOSIONE
Un operaio testimone: un botto improvviso, non ho potuto fare nulla come tre anni fa
Antonio della Sabino Esplodenti è il fratello di una delle tre vittime del 2020: ieri era a 40 metri dal luogo della deflagrazione- Le cause? Incomprensibili
CASALBORDINO. Un botto improvviso, la corsa e la disperata consapevolezza di non poter fare nulla per i propri colleghi. Proprio come nell'esplosione di tre anni fa. Stesso posto, la Sabino Esplodenti, stessa drammatica scena che da allora si porta appresso. E' quanto racconta uno dei testimoni della deflagrazione di ieri nella fabbrica di materiale pirico e che ha provocato tre morti e due feriti. Lui è Antonio Pepe, fratello di Paolo, una delle tre vittime di del 2020 della Sabino Esplodenti, anche lui impiegato della fabbrica.
Quando ieri è avvenuto lo scoppio lui era 40 metri dal punto in cui si è alzata la nuvola di fumo e polvere. Ha raccontato ai pochi con cui è riuscito a parlare che è stato un botto improvviso. Antonio aveva tentato nel 2020 di soccorrere il fratello e gli altri due colleghi, ma ieri come allora, non ha potuto fare nulla. Continua a domandarsi sulle cause, ma la risposta è sempre la stessa: non lo sa, non riesce a spiegarsele.
Soprattutto dopo le severe condizioni di sicurezza applicate dall'azienda dopo la tragedia del 2020, in virtù delle prescrizioni richieste per la riapertura del sito industriale avvenuta non molto mesi fa, dopo il sequestro effettuato dalla Procura di Vasto.