Uno dei figli: «Papà non c’è più»

1 Dicembre 2013

Treglio, rabbia e dolore in paese. Il sindaco: venerdì abbiamo cenato insieme

LANCIANO. «Papà non c’è più. Se n’è andato così, per un cinghiale». C’è rabbia e dolore nelle parole di uno dei figli di Franco Pasquini, ucciso per errore durante una battuta di caccia al cinghiale. Era questa la grande passione del sindacalista e dipendente della Sangritana, che era anche assessore comunale a Treglio. «Ieri sera (venerdì per chi legge, ndc) eravamo stati a cena insieme, con il vicesindaco e alcuni cacciatori», racconta ancora incredulo il sindaco di Treglio, Roberto Doris, tra i primi ad arrivare sul luogo della tragedia, «l’aveva organizzata Franco per farci mangiare il cinghiale che lui stesso aveva cacciato. Era la sua grande passione la caccia e ora non c’è più». Il pensiero va alla moglie Maria Grazia e ai tre figli, che rimangono fino all’ultimo vicino al corpo senza vita del padre. Li raggiunge, in auto, anche Nicola Pasquini, ex presidente del consiglio comunale di Lanciano, cugino della vittima.

Alla spicciolata in tanti arrivano all’imbocco della strada di campagna che porta al boschetto, a fermarli è solo il fango. Molti altri si radunano, invece, fuori dalla casa di famiglia, di fronte alla stradina che Franco ha percorso qualche ora prima per andare a caccia con gli amici e dalla quale non è più tornato. «Franco e Francesco (Di Paolo, la persona che ha sparato, ndc) sono due persone precise, scrupolose, è assurdo quel che è successo», commentano gli altri cacciatori.

«Siamo rimasti attoniti nell’apprendere la notizia della morte di Franco, del tutto inaspettata», dice il presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo, «solo ieri sono andato al deposito dei pullman di cui era uno dei responsabili. Da oltre trent’anni lavorava per la Sangritana, mostrando sempre grande attaccamento all’azienda, anche attraverso la sua attività sindacale in qualità di rappresentante della Faisa-Cisal. In questo momento il nostro pensiero va alla sua famiglia alla quale esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza». (s.so.)

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