Baci e abbracci nell’arte figli della scienza
Uno studio dell’Università di Chieti su circa 200mila opere offre uno specchio della nostra architettura neuropsicologica
CHIETI. L’importanza di baci e abbracci nella vita tutta delle persone è diventata una consapevolezza in molti quando gli uni e gli altri sono mancati, quando pandemia e divieti ce ne hanno privati. Ma quanto questi gesti siano radicati nell’essere umano lo ha rivelato nel secoli l’arte, che a sua volta pare aver seguito leggi scritte nella natura stessa dell’uomo.
Quindi materia possibile di studio. E di scoperte che legano neuroscienze e arte. Come questa: il bacio a destra e l’abbraccio a sinistra non sono casuali e lo dicono anche le opere d’arte Baci e abbracci, gesti universali che esprimono amore e affetto, all’apparenza spontanei, nascondono un dettaglio sorprendente: seguono una precisa “preferenza di lato”, e ciò si riflette nelle opere d’arte. Un nuovo studio condotto dall’Università “d’Annunzio” di Chieti-Pescara e pubblicato sulla rivista Laterality ha scoperto che, esattamente come è stato visto nelle interazioni quotidiane, anche nelle opere d’arte di diverse epoche i baci e gli abbracci riflettono queste preferenze laterali.
I ricercatori del Laboratorio di Psicobiologia, coordinati d Luca Tommasi, docente di Neuropsicologia e neuroscienze cognitive della Ud’A, hanno analizzato circa duecentomila opere d’arte, scoprendo che il 66% dei dipinti di baci romantici mostra che la testa è inclinata verso destra, mentre il 62% degli abbracci verso sinistra. «Questa lateralizzazione ha radici profonde», si legge nella presentazione dello studio. «Il bacio è associato a una inclinazione della testa a destra legata a una preferenza motoria che si manifesta fin dai primi mesi di vita, quando i neonati mostrano una tendenza a girare la testa più spesso verso destra. Al contrario, gli abbracci mostrano un’inclinazione verso sinistra, probabilmente per il coinvolgimento dell’emisfero destro del cervello, specializzato nell’elaborazione delle emozioni». I ricercatori collegano questo comportamento alla tendenza diffusa di tenere i neonati sul lato sinistro del corpo, «una pratica che rafforza il legame emotivo». Lo studio evidenzia come queste asimmetrie siano osservabili non solo nei comportamenti quotidiani, ma anche dunque nelle opere d’arte. Capolavori come “Il Bacio” di Hayez o l’abbraccio in “Passionate Lovers VIII” di Corneille mostrano queste inclinazioni, confermando che gli artisti hanno catturato dettagli profondi e non verbali della natura umana. Il legame tra arte e scienza emerge chiaramente da questa ricerca, «che apre nuovi orizzonti non solo per comprendere la lateralizzazione dei comportamenti affettivi, ma anche per osservare come le rappresentazioni artistiche possano essere influenzate da questi meccanismi». I ricercatori suggeriscono che, oltre alle preferenze estetiche, potrebbe esserci una familiarità inconsapevole degli artisti che ha influenzato la rappresentazione pittorica di questi comportamenti. Lo studio rappresenta un’interessante connessione tra il mondo dell’arte, della psicologia e delle neuroscienze. Le implicazioni delle scoperte non riguardano solo il passato, ma offrono nuove prospettive per comprendere il comportamento umano e la sua rappresentazione artistica. «Queste scelte artistiche non sono casuali», spiega il professor Tommasi. «Gli artisti, forse inconsapevolmente, hanno rappresentato le stesse tendenze che osserviamo nelle interazioni umane quotidiane, che dipendono dalla lateralizzazione funzionale del nostro cervello. Le opere d’arte», sottolinea «offrono uno specchio della nostra architettura neuropsicologica, immortalando per sempre comportamenti che molto probabilmente sono stati trasmessi attraverso i geni e potrebbero comportare qualche vantaggio a livello di evoluzione».