David Leavitt: «Molto contento che il mio romanzo torni a vivere»
Il celebre scrittore a Pescara il 23 marzo per presentare la riedizione di “La lingua perduta delle gru”
PESCARA. «È terribile. Quando apro il giornale ogni giorno ho paura. Non ho nessuna autorità per parlare di questa cosa. Ho un tipo di reazione emotiva, di cuore e pancia. Mi sento vicino al popolo ucraino. Putin non ha una faccia e un'espressione che si possano definire umane».
Sono le parole dello scrittore americano David Leavitt, che parla piuttosto bene in italiano e vorrebbe tornare a vivere in Italia dove ha abitato per anni. L’autore di successi come la raccolta d racconti Ballo di famiglia, scritto ad appena 23 anni, e i romanzi Il voltapagine, Martin Bauman, Il corpo di Jonah Boyd, Il matematico indiano (tutti editi da Mondadori) è attualmente in tour per parlare del suo primo romanzo La lingua perduta delle gru, uscito nel 1986 ma di nuovo in libreria per l’editrice Sem nella nuova traduzione di Fabio Cremonesi. Dopo essere stato star di punta del festival “Libri Come” all’Auditorium Parco della Musica di Roma, sarà anche a Pescara, mercoledì 23 marzo alle 18, per un incontro organizzato da laFeltrinelli negli spazi dell’Imago Museum.
A oltre trentacinque anni da quel folgorante romanzo d’esordio in cui ha raccontato il momento cruciale in cui un ragazzo, Philip, decide di rivelare ai suoi genitori di essere gay, la storia torna in libreria ed è quasi un confronto tra i tempi di allora e quelli di oggi. Come racconta Leavitt in un ottimo italiano: «I miei studenti sono molto più fluidi nella società. Tutti usano la parola “pansessualità”. Quando io ero giovane, le categorie erano molto più rigide: etero, gay, bisessuale. La fluidità è una bella cosa, siamo più liberi. C'è stato un grande cambiamento, ma l'emozione del momento topico in cui riveli qualcosa sulla tua sessualità è la stessa. Invece di rivelare di essere gay dirai che sei transgender ma l'impatto è uguale».
Meglio evitare di usare la parola omosessuale, che lo scrittore odia, «perché viene usata con un tono insopportabile dalle persone omofobe» dice.
Ma tornando al romanzo, siamo nella New York degli anni Ottanta e le inclinazioni amorose di Philip aprono una crepa sempre più profonda in Rose e Owen, liberal e piccoli intellettuali. «Ero così giovane quando l’ho scritto», racconta ancora Leavitt. «avevo solo 24 anni. Sono contento che questo libro continui a vivere. Non è un romanzo che affronta tematiche legate al momento in cui è stato scritto».
Leavitt, che insegna inglese all'Università della Florida, è nato a Pittsburgh nel 1961, è cresciuto in California e ha vissuto per lunghi periodi anche in Italia, soprattutto a Firenze, dove vorrebbe tornare. «L'Italia è il Paese del mio cuore. Tutti gli americani di buon gusto la amano. Ci voglio tornare» afferma.
Nel romanzo si affronta anche il tema dell'Aids che ci riporta alla pandemia di Covid in cui stiamo ancora vivendo. «Sull'Aids ero più preparato», spiega, «per me è un eroe il dottor Fauci che ci ha guidati prima sull'Aids e da cui si è imparato tanto anche per curare il coronavirus».
Lo scrittore si dichiara impaurito dalla guerra in Ucraina, che definisce una vera tragedia: «È terribile e mi fa molta paura». E ha paura che «il conflitto si possa ancora allargare. Dopo gli anni terribili di Donald Trump e della pandemia è arrivata la guerra. Io ho 60 anni, ma sono preoccupato per i miei studenti. Crescere in questo mondo è davvero terribile. È come la seconda guerra mondiale». «Adesso siamo troppo traumatizzati, ma penso che questo porterà a una nuova ondata di creatività nella letteratura e nell'arte», afferma ancora Leavitt, che dirige la rivista letteraria Subtropics.
Attualmente, lo scrittore è al lavoro sulla stesura di un nuovo libro su Madame Blavatsky, personaggio esistito nella realtà, una filosofa, teosofa, saggista, occultista e medium russa divenuta molto famosa, soprattutto in India. «È un romanzo storico ambientato alla fine dell'Ottocento sul mondo della teosofia e parapsicologia. Io, a dire il vero, non sono una persona molto religiosa e spirituale, ma trovo molto affascinante questo mondo», conclude Leavitt.
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