Le formazioni d’archi più antiche d’Italia sul palco dell’Aquila

I Solisti Aquilani

19 Marzo 2025

Il grande evento previsto per giovedì 20 marzo alle 18 nell’Auditorium del parco. Il direttore Cocciolito: «Il nostro è un incontro che farà scuola»

L'AQUILA. Giovedì 20 marzo alle 18, nell’auditorium del Parco, la rassegna "Musica per la Città" ospita il concerto dei Solisti Aquilani e dei Solisti Veneti. Un evento senza precedenti, perché per la prima volta si incontrano sullo stesso palco quelle che sono le due formazioni d’archi più antiche d’Italia. In programma musiche di Ludwig van Beethoven e Richard Strauss. Il direttore artistico dei Solisti Veneti, Giuliano Carella, spiega al Centro che «questo è per certi aspetti un avvenimento storico, perché riunisce insieme le due più importanti e longeve orchestre da camera del panorama musicale italiano. Il fatto che Solisti Aquilani e Solisti Veneti suonino insieme è già di per sé un'occasione bella e interessante».

Il programma, scelto di comune accordo, comprende «due lavori importantissimi per il repertorio cameristico», afferma Carella. «Innanzitutto c'è il Quartetto “Serioso” opera 95 di Beethoven, nella versione per orchestra d’archi trascritta da Gustav Mahler. Sentire un quartetto di Beethoven a parti raddoppiate è una cosa oggi piuttosto rara. Parliamo di un lavoro straordinario: è risaputo che Beethoven usasse la musica da camera per sperimentare ciò che avrebbe poi portato nelle sinfonie e in opere più ampie. Nel terzo movimento, Ludwig di propria mano ha aggiunto la parola "serioso" per indicare anche quello che è il carattere del brano. Poi esploreremo le "metamorfosi" di Strauss: anche questo è un brano straordinario, bellissimo e molto importante. Uno studio per 23 archi solisti, molto drammatico, che Strauss scrisse per la fine della seconda guerra mondiale in un momento in cui la Germania era completamente rasa al suolo. "Metamorphosen" è estremamente complesso: 10 violini, 5 violoncelli, 5 viole e 3 contrabbassi che suonano ognuno una parte a sé stante. Non si ascolta molto spesso ed è un peccato perché si tratta di una pietra miliare del repertorio della musica classica».

Il direttore artistico dei Solisti Aquilani, Maurizio Cocciolito, sottolinea invece l’importanza dell’incontro sul palco tra queste due storiche formazioni: «Ringrazio di cuore Carella e il suo ensemble per aver aderito con entusiasmo all’iniziativa. Loro sono i nostri fratelli maggiori e faremo tante cose insieme nel prossimo futuro, quindi percorreremo nuovi repertori, nuovi programmi con nuove collaborazioni, scambi di solisti e tanto altro. Credo che questo sia un progetto importante che può fare scuola in Italia, perché è la prima volta che si incontrano due realtà artistiche così. Sarà un momento di condivisione artistica di alto valore, dove si respirerà veramente musica allo stato puro. Il quartetto d'archi, d'altronde, è la forma più pura dell'arte musicale».

Per quanto riguarda il repertorio che verrà suonato domani, «abbiamo voluto scegliere appositamente un programma di ispirazione tedesca», precisa Cocciolito. «Musica forte, impegnativa, dove Beethoven lo respiriamo, si sente in ogni battuta. Questa rigorosità del periodo classico la ritroviamo poi in Strauss. Cronologicamente era giusto proporre prima Beethoven e poi Strauss per capire tutte le sfaccettature di ciò che presenteremo nell’auditorium del Parco».

Ed è solo l'inizio di una lunga avventura: «Noi e i Solisti Veneti siamo nati quasi in contemporanea, abbiamo giusto qualche anno di differenza e i nostri padri fondatori erano grandi amici. Ora noi eredi dopo tanto tempo ci ritroviamo a collaborare in questo percorso musicale che è partito due anni fa, quando ho proposto al maestro Carella di fare qualcosa insieme e lui ha immediatamente detto di sì. L'anno scorso ci siamo scambiati i primi violini, quest'anno le due orchestre si sono unite e per il futuro ci saranno altri progetti in condivisione», conclude Cocciolito.

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