«Nel nostro podcast a teatro il pubblico può dire la sua»
Federica Frezza e Martina Peloponesi con “Bouquet of Madness” a Pescara «Tutto nasce dalle fiabe sonore che ascoltavamo su cassetta. E ci piace il crime»
PESCARA. È figlio della pandemia “Bouquet of Madness”, il seguitissimo podcast di true crime italiano, nato dall’amicizia tra Federica Frezza e Martina Peloponesi. Con il racconto di casi di cronaca nera misteriosi e irrisolti, le due ragazze hanno scalato le classifiche dei migliori podcast sulle principali piattaforme d’ascolto. Il successo è poi stato replicato in teatro, dove Federica e Martina hanno portato il progetto. Dopo la fortunata serie di spettacoli live della scorsa estate – cui è stata legata anche la presentazione del loro primo romanzo, “Spinascura” – hanno annunciato nuove date del loro tour. Tra queste, c’è la tappa pescarese di sabato il 26 ottobre alle 21 al teatro Massimo (organizzazione Best Eventi).
«L’idea degli spettacoli è nata come uno di quei sogni che si manifesta. In pandemia, quando abbiamo dato vita al nostro progetto, ci dicevamo: “Come sarebbe bello poter fare questa chiacchierata in compagnia, non solo io e te e tu e io che sembriamo un po’ Sandra e Raimondo» racconta al Centro Federica Frezza. «Quando il mondo si è riaperto, la Barley Arts ci ha dato la possibilità di portare il podcast live nei teatri. È quello che facciamo in salotto in pigiama, però ci vestiamo e lo proponiamo davanti al pubblico. Siamo due amiche che chiacchierano, il format è molto informale; chi ascolta a volte vuol dire la sua e a teatro è più facile, si può chiacchierare».
Negli ultimi anni il podcast si è imposto come strumento di ampissima diffusione. Cosa ama di questa forma di comunicazione?
Vengo dalla generazione che è cresciuta con le fiabe sonore su cassetta, ho un imprinting con il sentirmi raccontare le storie audio. Il podcast è un medium molto intimo: sentire qualcuno che ti racconta una storia all’orecchio fa sì che, spesso, con chi te la racconta si instauri un rapporto di fiducia. Lo dico anche da utente. L’idea che qualcuno possa sentire la stessa cosa nei nostri confronti, è emozionante.
Che podcast ascolta?
Preferisco i podcast che parlano di leggende o di folklore. Quello che mi ha aperto una strada si chiama “Lore”: una singola voce, un compositore al pianoforte…raccontano leggende. Da quella di Moss Man a cose meno conosciute, come quella dei piccoli folletti che infestano un bosco nel New Jersey. Torna il discorso delle fiabe sonore, che mi hanno cresciuta. Non sarei quella che sono senza il cantastorie.
Perché la scelta del crime?
Io e Martina abbiamo una fascinazione in comune. Ci piace l’immaginario di “Penny Dreadful”, per intenderci, un po’ gotico; siamo ascoltatrici del podcast “My Favorite Murder”. La pandemia ci ha dato il tempo di provare a realizzarlo anche noi. Pur amando le stesse cose, però, ce ne fanno paura di diverse. Martina è molto interessata alla psicologia dei serial killer; io muoio di paura a pensare a qualcuno che uccida per il gusto di farlo o per scoprire come ci si senta. L’approccio è diverso, la doppia voce ha senso per questo: oltre al dialogo, offre la possibilità di un confronto.
Quale caso vi ha colpito di più tra quelli raccontati?
Piango tutte le volte che si parla di Elizabeth Barraza, una ragazza morta in maniera orribile e inspiegabile. Una di quelle persone di cui, da una descrizione in quattro parole, sappiamo che avremmo potuto essere amiche. Il senso di “spreco” di una persona uccisa in questo modo è vivo e grande.
Siete nate su YouTube e negli anni avete spaziato attraverso varie piattaforme. Pro e contro del mondo social.
In realtà, credo siano due facce di una stessa moneta. Il fatto che potenzialmente si possa parlare con chiunque è emozionante, esilarante, ma allo stesso tempo ti può parlare chiunque, per qualunque ragione, e non sempre la motivazione è buona. L’unico grosso problema è la limitazione di caratteri, quello che non amo: la semplificazione, specialmente delle problematiche. Se un problema è complicato, la sua risposta non sarà semplice. È un posto dove lo scopo è parlare e parlare con chiunque che sia refrattario al dialogo e al confronto mi sembra un ossimoro. Credo che sia colpa della velocità. Quello è il suo difetto. Ma sono convinta che i pro siano superiori.