L'ITINERARIO
Nella Val Cervara tra i boschi incantati
A Villavallelonga in uno dei luoghi patrimonio dell’umanità
Sulla terra vivono alcune specie che con una sola esistenza raccolgono secoli di memoria e sono i custodi di storia e saperi. Sono specie viventi longeve che acquisiscono gradualmente un aspetto maestoso e serbano una saggezza infinita. Ti abbracciano quando cammini in un bosco vetusto, dove gli alberi raccontano 500 anni di vita isolata e dunque intatta. Il fascino di questi boschi è potente e magnetico: siamo nelle faggete della Val Cervara nel comune di Villavallelonga nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e camminiamo in uno dei luoghi patrimonio dell’umanità . La Val Cervara ospita gli alberi di latifoglie decidue più vecchi dell'emisfero Nord e rappresenta una delle foreste vetuste più importanti d'Europa. È un ecosistema complesso e ricchissimo che oggi andiamo ad ascoltare. Sì ad ascoltare, perché gli alberi sussurrano.
Si arriva a Villavallelonga, in provincia dell’Aquila, e si seguono le indicazioni per la chiesetta della Madonna della Lanna dove arriviamo per parcheggiare. Da qui parte il sentiero B1, un lunghissimo sentiero che raggiunge il lontano Valico dell’Aceretta, ma noi devieremo prima. Il cammino è comodo, inizialmente stretto da boschi laterali e molto facile d’inverno con le racchette da neve. Tra alberi maestosi , deviazioni di altri sentieri, fonti di acqua gelida si arriva dopo poco più di un’ora in un mondo nuovo e inaspettato. Si tratta dei Prati d’Angro un altopiano posto a 1200-1300 m circondato di faggete e rilievi montuosi che hanno il sapore dei racconti e delle favole: luoghi incontaminati eppure accoglienti, dove si cammina lungo i sogni più dolci e felici. D’inverno la neve immacolata e il cielo azzurro accarezzano e cullano chiunque si trovi al centro di questo anfiteatro splendido che confina ad ovest con il Lazio e a sud con le prime elevazioni del Parco Nazionale. È ora di inoltrarci nella Val Cervara dirigendoci a sinistra sul sentiero R5. Il percorso è provvisto di cartellonistica che via via descrive le caratteristiche della faggeta vetusta e la vita che c’è dentro e fuori i maestosi faggi. La Val Cervara il cui nome richiama la presenza di cervi è stretta, in primavera raccoglie le acque dello scioglimento delle nevi, d’inverno è bianca e ovattata, silenziosa e infonde pace e rispetto. Salendo si sfiorano faggi enormi che sgocciolano storia e ci si sente protetti. A volte si trovano esemplari enormi caduti a terra che non vengono rimossi proprio per mantenere un equilibrio il più possibile naturale. In questo mondo fatato all’improvviso si arriva in una piccola radura a respirare un’aria buonissima e finalmente a guardare intorno le cime bianche che ci circondano tra cui il bellissimo Monte Marcolano (1940m). In breve si raggiunge la Fonte Puzza sulla quale in primavera stazionano gli animali selvatici e, con un ultimo sforzo, si arriva a Sella di Lampazzo (8,5 km, 3,30 ore) dove ci si affaccia su Pescasseroli.
L’escursione non è finita, si torna indietro ad ascoltare ciò che salendo avevamo tralasciato: il canto degli uccelli, il fruscio dei passi silenziosi, lo scricchiolare dei secoli. Viene voglia di abbracciare quei faggi, e io l’ho fatto.
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