Giampiero di Federico, alpinista

L'INTERVISTA / GIAMPIERO DI FEDERICO

«Questa emergenza ci farà riscoprire le nostre montagne» 

L’alpinista abruzzese dei record di scalata: «Il turismo in quota può avere una occasione»

«Nella tragedia di questa pandemia l’Abruzzo potrebbe ritrovarsi favorito, stretto com’è nei suoi sentieri di montagna: il settanta per cento del territorio! Spazi enormi all’aria aperta e pura, dove non inciampi negli scarponi del compagno che ti precede». A Giampiero Di Federico, guida alpina e climber abruzzese doc, il lockdown della montagna in vista dell’avvio della fase 2 non andava giù. La recente apertura del governo regionale agli allenamenti sportivi individuali tra cui trekking e arrampicata in falesia su tutto il territorio, rappresenta una battaglia vinta. «Missione compiuta, dal 4 maggio si può», esulta dal suo profilo Facebook il piè veloce Di Federico, primo italiano ad aver superato un ottomila in giornata, lo descrivono le cronache del 1987 celebrando la sua spedizione sul Karakorum.

Qui in una immagine giovanile al Pna
Originario di Scurcola Marsicana, cresciuto a Chieti, da vent’anni di base tra Abbateggio e Roccamorice con la sua scuola di roccia nel parco nazionale della Maiella, Di Federico è noto anche per le sue battaglie ambientaliste in difesa delle montagne.
«Anche la montagna, inizialmente e ingiustamente esclusa dal decreto del premier Conte andava riaperta da domani 4 maggio», commenta a caldo l’alpinista. Dagli Appennini alle Alpi le condizioni di sicurezza ci sono tutte, sostiene, il distanziamento è facilitato, si procede in fila per piccoli gruppi e il rischio di contagio, peraltro in Abruzzo già contenuto, è praticamente inesistente. Un’occasione straordinaria per l’Abruzzo, continua, una boccata d’ossigeno per il turismo montano attualmente in abbandono.
«Servirà a rivitalizzare la piccola economia dei tanti borghi dell’interno che soffrono lo spopolamento, dare opportunità di lavoro a migliaia di operatori, guardie forestali, accompagnatori di media montagna e guide alpine, rifugi e agriturismi dove potersi ristorare senza separè, all’aperto mantenendo le distanze di sicurezza. Quest’estate», afferma convinto, «saranno in molti a riversarsi in montagna piuttosto che andare in visita al Colosseo o agli Uffizi, men che meno all’estero, facciamone un motivo di educazione a un nuovo stile di vita rispettoso della natura e di ri-scoperta del nostro patrimonio naturale, siamo la regione con più parchi in Europa», ripete Di Federico dal suo confino domestico sul versante pescarese della Maiella.
Di Federico, cinquant’anni di attività sportiva a tu per tu con la roccia e ora una nuova battaglia massmediatica in difesa della montagna. Con che animo ha affrontato il confinamento a casa per emergenza Covid?
«Con insofferenza naturalmente, come costretto agli arresti domiciliari. Ma anche con la serenità che mi trasmette la campagna qui intorno, ho approfittato di questo periodo per fare diversi lavoretti all’aperto».
A parte la battaglia via social per la “necessaria” apertura della montagna con la fase 2, questione peraltro condivisa da Mauro Corona e Stefano Ardito, due nomi illustri della montagna, come ha occupato questo lungo periodo a casa?
«Ho finito il mio ultimo libro “La vita è fredda”, di trecentoventi pagine. E ho progettato tre nuovi libri sui sentieri nei parchi nazionali abruzzesi, di prossima pubblicazione con un editore digitale di Città di Castello».
Vivere e lavorare con la montagna per dodici mesi l’anno è per lei un modus vivendi per quanto l’abruzzese medio non risulti proprio in prima linea nella frequentazione della natura. Questo l’ha mai scoraggiata?
«In effetti ho modo di incontrare molti più turisti tedeschi preparati a puntino sulle località abruzzesi che intendono conoscere dal vero che non i nostri corregionali. Gli abruzzesi, senza offesa per nessuno, sono più tipi da spiaggia e la massa intende la montagna come fornacella e arrosticini: questa emergenza sanitaria rappresenta l’occasione per conoscere le proprie montagne e i più bei borghi d’Italia di cui l'Abruzzo è pieno. Ogni stagione ha tanto da offrire al turista della montagna senza dimenticare il benessere psicofisico, la salute mentale che si può trarre da una passeggiata in montagna. I virologi non possono non tenerne conto».
La bella stagione peraltro invoglia al contatto ravvicinato con la natura, mare o montagna che sia.
«Mettiamoci anche collina e laghi, una scelta che poche regioni possono vantare e che spesso si dà per scontato, senza la consapevolezza di quanto siamo fortunati a vivere in Abruzzo. Questo periodo dell’anno, come pure l’autunno, è ideale per fare escursioni e palestra di roccia; l’estate per conoscere l’alta montagna, accompagnati dalle guide e ovviamente dai nostri amici di escursione».
Lei ha scalato montagne himalajane, andine, africane oltre naturalmente le Alpi e le vette d’Abruzzo. Quale sarà la sua prossima destinazione?
«Avevo già in mente di tornare tra i ghiacciai alle sorgenti del sacro Gange in India, conto di organizzare con un gruppo di trekking per ottobre. Sono un tipo avventuroso, ricordo come fosse ora i campeggi selvaggi che facevo a quindici anni nel Parco nazionale d'Abruzzo. Con noi nemmeno un accendino, un orologio o una bussola, solo paglia per accendere il fuoco e preparci gli spaghetti...».
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