Addio al barista Felicetto Il commercio è in lutto
Morto a 68 anni il fondatore della “Conca d’oro”, iniziò con le bombe alla crema I ricordi dei colleghi. Nel suo locale anche un club dell’Avezzano calcio
AVEZZANO. Nello scatto di Francesco Scipioni che ha celebrato il mezzo secolo di vita della “Conca d’oro” si scorge una mano intenta a preparare un caffè. Una mano che con arte ha tracciato un solco nella storia commerciale della città di Avezzano, dal Dopoguerra ad oggi.
È una delle più belle immagini in ricordo di Felicetto Orfanelli, barista di professione, fondatore della “Conca d’Oro”. Se n’è andato ieri mattina nel reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Aquila, dove era stato ricoverato giovedì scorso. Il 14 settembre avrebbe compiuto 69 anni e fino all’ultimo ha combattuto con la sua inossidabile determinazione contro la malattia che lo affliggeva.
Alla notizia della morte di Felicetto Orfanelli in tanti si sono ritrovati davanti allo storico locale di via Garibaldi, punto di riferimento per generazioni di avezzanesi. Un appuntamento fra i ricordi di quanti hanno conosciuto e amato Orfanelli: c’è chi è tornato con la mente alle partite a biliardo nelle sale rese grigie dal fumo di sigaretta, chi alle puntate al Totocalcio, chi ai preparativi per le trasferte dell’Avezzano calcio.
Felicetto Orfanelli, arrivato ad Avezzano da Castelmenardo di Borgosore, nel Reatino, aveva aperto il bar Conca d’oro nel 1964. Un’avventura iniziata con il fratello Vincenzo, dopo un po’ di gavetta in alcuni locali della città, quando entrambi rilevarono la piccola bottega di un commerciante siciliano. La specialità degli Orfanelli erano le bombe alla crema, vendute soprattutto agli studenti. Con il passare degli anni il bar è stato ampliato, nel rispetto della tradizione visionaria di Felicetto Orfanelli, un commerciante con lo sguardo rivolto sempre al futuro. Fino al 1996 ha gestito l’attività con il fratello Vincenzo, prima di affidarsi alla collaborazione dei figli Mauro e Fabio. Quest’ultimo qualche anno fa ha aperto un bar “Conca d’oro” a Roma. «Per noi era una presenza fondamentale, il bar era la sua ragione di vita», ricorda il figlio Mauro. E fino all’ultimo, nonostante la malattia, Felicetto Orfanelli ha voluto lavorare dietro al bancone. Tifoso della Lazio e soprattutto della sua Avezzano, negli anni Settanta la “Conca” aveva ospitato anche un club di tifosi biancoverdi. A ogni partita dell’Italia tirava fuori un tricolore scaramantico che aveva più o meno l’età del bar. Non solo il calcio. Amava il suo orto a Castelmenardo e adorava passeggiare in montagna. Sposato con Franca Mancini, oltre al fratello Vincenzo, lascia le sorelle Adele, Costanza, Maria e Gaetana, le nuore Carmina e Cristina e la nipotina Giulia.
I funerali verranno celebrati domani alle 16 nella cattedrale di Avezzano. La camera ardente è stata allestita al San Salvatore dell’Aquila.
La Confcommercio, due anni fa, lo aveva premiato per i 50 anni di attività e in passato gli aveva consegnato anche “L’Aquila d’oro”, riconoscimento ai commercianti storici della provincia. L’imprenditore Berto Savina lo ricorda così: «Sono cresciuto dentro alla Conca d’oro. Ricorderò sempre le chiacchierate là fuori con Felicetto e gli altri. Quante trasferte dietro all’Avezzano abbiamo fatto insieme».
«Felicetto è stata una persona straordinaria», affermano Daria e Michele Carmignani della pasticceria di via Corradini, «ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e alla famiglia. La mattina all’alba ci scambiavamo un saluto, da buoni colleghi. Passava alle 5 per aprire il bar e il buongiorno era d’obbligo. Quel buongiorno mancherà».
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