Addio Mario, carabiniere che lottò contro i banditi

14 Giugno 2023

Con il futuro generale Dalla Chiesa inseguì la temibile banda di Salvatore Giuliano Poi l’arrivo in Abruzzo, divenne un esempio di coraggio e dedizione per la divisa

L’AQUILA. Reduce della Seconda guerra mondiale, viene spedito in Sicilia a dare la caccia al bandito Salvatore Giuliano accanto al giovane capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Mario Furnari, che a luglio avrebbe compiuto 103 anni, si è spento circondato dall’affetto dei familiari. Un’istituzione per l’Arma dei carabinieri: siciliano d’origine, ma aquilano d’adozione, Furnari, nelle fila dell’Arma dal 1939, ha prestato servizio a lungo in Abruzzo, nella stazione di San Demetrio ne’ Vestini e a Popoli, fino al congedo, il 10 luglio 1975. Amico del giornalista antimafia Giuseppe Fava, detto Pippo, assassinato da Cosa Nostra nel 1984, ha combattuto il brigantaggio nell’aspra terra di Sicilia, indossando quella divisa che ha sempre portato nel cuore. I funerali sono stati celebrati ieri, all’Aquila.
CORDOGLIO DELL’ARMA
Il comando provinciale dei carabinieri dell’Aquila ha voluto ricordare, con affetto e stima, «il carabiniere ultracentenario protagonista della lotta al banditismo. Nemmeno un anno fa era stato festeggiato il suo 102° compleanno, con il generale di Corpo d’armata, Teo Luzi, che lo ha omaggiato facendogli pervenire una lettera di auguri e una lucerna, il copricapo dell’uniforme storica dei carabinieri. Rimarrà in tutti noi, vivo, il ricordo di una persona amorevole e con un forte spirito di appartenenza all’istituzione che gli è stata sempre vicino». Profondo cordoglio è stato espresso dal comandante, il colonnello Nicola Mirante, che ha parlato di «un uomo d’altri tempi», e dalla sezione aquilana dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo: «Alla famiglia Furnari, le sentite condoglianze dell’Arma e dei componenti del comando provinciale carabinieri dell’Aquila».
LA STORIA
Quella di Furnari è una storia che ripercorre l’Italia del secolo scorso. Intrisa di coraggio e dedizione per la divisa da carabiniere. Nato a Enna, a soli 19 anni entra nell’Arma, dopo aver frequentato il corso nella scuola allievi carabinieri di Roma. Prigioniero dei tedeschi in Montenegro, durante la Seconda guerra mondiale, entra a far parte del Comando forze repressione banditismo per contrastare e arrestare i componenti della banda che faceva capo a Salvatore Giuliano, una delle più sanguinarie del Paese, il cui nome resta principalmente legato alla strage di Portella della Ginestra, avvenuta il 1º maggio 1947, in cui morirono undici persone e altre ventisette rimasero ferite. Agli ordini dell’allora capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa, Furnari partecipa a numerose e pericolose operazioni contro il banditismo, uscendo illeso da due scontri a fuoco, nella Piana del Re e a Ponte Cimino. Episodi che non ha mai amato ricordare e raccontare. In Sicilia diventa amico del giornalista antimafia Fava, con il quale amava giocare a carte. Una decina di anni fa volle incontrare il figlio Claudio.
ABRUZZO TERRA ADOTTIVA
È nel 1956 che Furnari viene trasferito in Abruzzo dove presta servizio prima alla stazione di San Demetrio ne’ Vestini e poi a Popoli. Qui, come ha raccontato lui stesso in occasione dei festeggiamenti per i 102 anni, incontra a Fossa l’amore della sua vita, Elia. Un grande amore esploso all’improvviso, dopo il primo incontro ai seggi elettorali dove lui prestava servizio e la giovane Elia, figlia di un forestale, si era recata a votare accompagnata dalla madre. Mario Furnari lascia, oltre alla moglie 93enne, i figli Sabatino e Rosa Maria e i nipoti Stella ed Eleonora. A chi gli chiedeva il segreto della longevità e di tanta energia (ha guidato l’auto fino a 91 anni), rispondeva con grande ironia: «Farsi sempre i fatti propri».
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