Addetti alle pulizie “ripuliscono” il supermercato: 5000 euro di refurtiva.
Vestiario, pannollini, stoviglie, carne fresca e persino un’affettatrice. Qesta è parte della refurtiva che i sette operai della ditta di pulizie, tutti tra i 40 e i 50 anni, hanno provato a portare via dal supermercato. Ora rischiano il processo
SULMONA. Più che pulire avevano “ripulito” il supermercato Lidl di Sulmona dove lavoravano come dipendenti di una ditta di pulizie. Sette persone, tutte dai 40 ai 50 anni di età, rischiano di finire sotto processo per furto aggravato in concorso. A chiedere il rinvio a giudizio è stato il sostituto procuratore Edoardo Mariotti al termine delle indagini preliminari. È stata quindi fissata per il prossimo 6 maggio l’udienza davanti al giudice pre dibattimentale del Tribunale di Sulmona. I fatti risalgono al 6 febbraio dello scorso anno quando gli addetti alle pulizie stavano svolgendo il turno di lavoro nel supermercato. Uno di loro aveva preso dagli scaffali della struttura alcuni prodotti alimentari. Gli altri colleghi lo avevano seguito a ruota, emulando il furto e portando via beni di prima necessità, ma anche oggetti per l’arredamento, pannolini, stoviglie, vestiario, prodotti per pulire la casa, giochi e alimenti per bambini, carne fresca, qualche utensile e persino un’affettatrice. Una “maxi spesa” da 5 mila euro, stando almeno agli atti d’indagine. Ad accorgersi che qualcosa non andava erano stati i carabinieri della compagnia di Sulmona, impegnati in un servizio di controllo del territorio. I militari avevano colto in flagranza i dipendenti delle pulizie mentre stavano caricando la refurtiva sul furgone, con destinazione Pescara. In caserma i sette avevano ammesso subito le loro responsabilità, collaborando con i militari. Per tutti erano scattati gli arresti domiciliari, disposti dalla Procura e convalidati dal giudice per le indagini preliminari Francesca Pinacchio, che li aveva poi rimessi in libertà. Per tre di loro era scattato il divieto di dimora a Sulmona. Nel corso dell’interrogatorio di convalida, i sette avevano mostrato le buste paga al giudice. «Questi sono i nostri stipendi da fame. Siamo costretti a vivere con 150 euro al mese. Siamo disperati e lo abbiamo fatto per necessità», avevano detto al magistrato. I sette avevano poi chiamato in correità due vigilantes del supermercato, denunciati successivamente dai carabinieri per favoreggiamento, per aver aiutato cioè i dipendenti dell'impresa ad eludere le indagini. I vigilantes si erano resi conto della situazione e, secondo l’accusa, non avevano fatto nulla per impedire il furto. La loro posizione sarà chiarita a parte mentre a maggio i sette operai dovranno presentarsi davanti al giudice pre dibattimentale che dovrà decidere se fissare il giudizio per gli imputati, come richiesto dalla Procura, o emettere la sentenza di proscioglimento.