Allarme dei sindacati «Mille posti di lavoro persi nell’industria»
Ciuca (Uilm): «Dati sconfortanti per i primi mesi del 2015 ma la gente sembra disinteressata a questo problema»
L’AQUILA. Un anno nero, per il settore industriale aquilano: nei primi sei mesi del 2015, in base ai dati dell’Inps analizzati dalla Uilm, si contano già più di mille lavoratori che, tra fallimenti, vertenze e chiusure annunciate, stanno perdendo il proprio lavoro, senza considerare i disoccupati storici, che ormai non rientrano in nessuna statistica.
In tutta la provincia, l’incremento delle ore di cassa integrazione straordinaria, rispetto alla cassa ordinaria, tra il 2014 e il 2015 è schizzato del 288,26% in più.
«Questi sono i numeri ufficiali», sottolinea il segretario Uilm Clara Ciuca, «in tutta la loro cruda realtà. In un quadro così fosco, i 36 licenziamenti della Edimo Holding rappresentano l’ultimo dramma, che va a comporre uno spaventoso mosaico, a cui molti aquilani e buona parte della politica locale, da troppo tempo hanno deciso di voltare le spalle, tanto che sembra di vivere in un universo cittadino dai tratti surreale, dove drammi quotidiani scorrono senza lasciare traccia. È questa l’amara riflessione che vogliamo lanciare. I cittadini non si possono indignare solo per la squadra di calcio, o aprire discussioni sui social network sull’opportunità di un monumento, non si può arrivare a discutere aspramente per un senso unico su una strada. Quando poi un’altra azienda chiude e altre famiglie disperate senza reddito vengono gettate su una strada, nessuno dice nulla».
«Ambigue le istituzioni pubbliche, assenti le libere associazioni dei cittadini, ma ciò che più fa rabbia», aggiunge Ciuca, «è l’assenza del popolo aquilano, che abbandonato al fatalismo non ha nemmeno più la forza di ribellarsi. È forse utopia pensare a una società solidale che fa quadrato intorno a chi è in difficoltà? È forse un sogno pensare a istituzioni che, mettendo da parte la propria appartenenza politica, si uniscano per salvaguardare il diritto al lavoro dei cittadini che rappresentano? È forse irrealistico cercare di scuotere la coscienza di ogni singolo cittadino? Le risposte a queste domande sembrerebbero ovvie, invece altro sale è stato gettato su una ferita aperta, e purtroppo a dolersene sono ancora una volta i soli lavoratori che hanno perso il proprio futuro».
La Uilm non vuole stare a guardare: «Ci sentiamo più che mai in dovere di far uscire la città dal suo oblio», afferma Ciuca, «agendo da pungolo verso le istituzioni pubbliche, e attraverso lo spirito costruttivo che ci contraddistingue, cercare insieme a loro di dare concrete risposte ai troppi lavoratori in difficoltà, favorendo inoltre con ogni mezzo lecito il consolidamento e l’arrivo di realtà industriali. Oltre al naturale compito di garantire diritti e doveri dei lavoratori, già da tempo ci stiamo adoperando affinché ci sia una comunione sociale tra lavoratori delle diverse realtà, perché questo sindacato crede che se ogni istituzione, nel rispetto del proprio ruolo, lotti per favorire il confronto e la partecipazione collettiva, allora si può sperare nel ritorno a quel fondamentale sodalizio tra i lavoratori e la città», conclude Ciuca, «che in passato ha reso grande L’Aquila».
In relazione alla Edimo va ricordato che il tribunale ha pubblicato la proposta di vendita del ramo relativo ai prefabbricati, avanzata dalla Temar srl, società nata dopo il fallimento e composta dai dirigenti del gruppo industriale guidato dalla famiglia Taddei: tale proposta verrà esaminata oggi in sede di asta fallimentare. Intanto, è stata rinviata a febbraio 2016 l’udienza della Corte d’Appello del tribunale della capitale, in cui verrà discusso il ricorso presentato dal patron Carlo Taddei contro il fallimento: il reclamo fa leva «sull’incompatibilità territoriale della dichiarazione di fallimento, avendo la Edimo spa sede principale a Poggio Picenze, in particolare nell’insediamento in località Varranoni, dove sono posizionate anche le altre aziende del gruppo».
Romana Scopano
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