sanità
Alzheimer, San Raffaele in campo
Anche studiosi dell’Ateneo nella ricerca sulle alterazioni sonno-veglia
L’AQUILA. Uno studio coordinato da ricercatori della Sapienza e dell’Irccs San Raffaele Roma, in collaborazione con l’Irccs Fondazione Policlinico Universitario Gemelli e dell’Università dell’Aquila, ha evidenziato per la prima volta specifiche differenze nell’attività elettrica cerebrale durante il sonno che discriminano la malattia di Alzheimer dal decadimento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment o MCI degli anglosassoni, uno stadio intermedio tra demenza e invecchiamento normale) e dagli anziani sani. È oramai evidente che le relazioni tra malattia di Alzheimer e caratteristiche del sonno vanno ben al di là del riscontro assai comune di disturbi del sonno in questi pazienti sia perché le alterazioni del sonno sembrano costituire un fattore di rischio per la malattia, sia perché un “buon sonno” svolge un ruolo centrale nell’eliminazione dei metaboliti “cattivi” della proteina b-amiloide facilitandone l’aggregazione e il deposito tipico dell’Alzheimer. Mancava però nella letteratura scientifica una descrizione delle alterazioni elettroencefalografiche (Eeg) del sonno in questi pazienti e la loro relazione con le già descritte alterazioni dell’Eeg durante lo stato di veglia. In quasi 10 anni di lavoro, un gruppo di ricercatori della Sapienza e dell’Irccs San Raffaele Roma, in collaborazione con l’Irccs Fondazione Policlinico Universitario Gemelli e l’Università dell’Aquila ha portato avanti uno studio per colmare questa carenza. Ne è risultato il primo e più esteso studio mai pubblicato sinora al mondo in cui si sono confrontate le attività regionali e di frequenza dell’Eeg con quelle dell’Eeg di veglia registrate in diverse occasioni nel corso del giorno (per controllare l’influenza di fattori circadiani). I risultati di questo ampio progetto sono stati appena pubblicati sulla rivista Open Access di Science (IScience).