i nuovi incarichi

Asl, nominati Cavalli e Colitti

Completato dal manager Silveri il vertice dell’azienda sanitaria

L’AQUILA. La dottoressa Silvia Cavalli è il nuovo direttore amministrativo dell’Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila mentre, nell’incarico di direttore sanitario dell’azienda, è stato confermato il dottor Libero Colitti. Con le nomine, effettuate dal manager della Asl 1 Giancarlo Silveri, si compone così il quadro della dirigenza di vertice dell’Azienda sanitaria. Cavalli ha ricoperto il ruolo di direttore amministrativo aziendale nell’Asl Lanciano-Vasto-Chieti e prenderà servizio tra qualche giorno, dopo brevi passaggi burocratici. «Colitti, direttore sanitario aziendale, è già nella pienezza delle sue funzioni», si legge in una nota dell’Asl.

L’azienda sanitaria interviene anche in relazione ai casi di colpa medica. «La Corte di Cassazione, pronunciandosi su un caso di presunta malasanità in Italia, ha confermato ciò che – in un prestigioso summit svoltosi l’11 gennaio scorso all’Aquila – giuristi e avvocati, messi attorno allo stesso tavolo da un’idea felice di Medicina Legale dell’Asl dell’Aquila, diretta dalla dottoressa Patrizia Masciovecchio, aveva prefigurato: la riduzione del contenzioso penale per i presunti, crescenti casi di malasanità e quindi di responsabilità dei medici. In quel dibattito, arricchito da figure di primo piano del panorama forense e medico-legale e promosso per sciogliere i dubbi interpretativi della recente legge Balduzzi sulla responsabilità dei medici – autorevoli giuristi, l’Ordine degli Avvocati e degli Odontoiatri e gli stessi operatori sanitari, intuirono che la nuova legge avrebbe potuto introdurre una “frenata” al numero di cause penali. Orientamento che ora la Cassazione ha consacrato dicendo, in sostanza, che in caso di colpa, il medico che sbaglia non subisce conseguenze penali se si attiene alle “buone pratiche”, vale a dire alle linee-guida della comunità internazionale. Nello specifico, la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna per omicidio colposo di un chirurgo che, intervenendo su un’ernia al disco, aveva danneggiato dei vasi sanguigni, causando un’emorragia rivelatasi fatale per il paziente. Per l’alto giudice il chirurgo in questione si è mosso entro le “nuove regole”, e dunque nell’ambito delle indicazioni della comunità scientifica internazionale».

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