Bianchi: «Questa non è elemosina, ma un messaggio netto allo Stato»
Papà Sergio nel terremoto perse il figlio Nicola di 22 anni. Oggi è soddisfatto per l’ondata di solidarietà «Ringrazio tutti, a cominciare dal mondo politico che si è svegliato dal torpore degli ultimi 15 anni»
L’AQUILA. «Ringrazio tutti, a cominciare dal mondo politico, che finalmente si è svegliato dal torpore degli ultimi quindici anni». A parlare è Sergio Bianchi, papà di Nicola, uno degli otto studenti scomparsi sotto le macerie del 6 aprile 2009, la cui condotta è stata poi tirata in ballo dalle ultime sentenze choc della Corte d’Appello dell’Aquila, le stesse che hanno negato i risarcimenti ai familiari delle vittime universitarie del terremoto, condannandoli al pagamento delle spese processuali per una somma pari a circa 14mila euro. Una cifra raggiunta in meno di due mesi dal lancio di una raccolta fondi organizzata dall’associazione “L’Aquila per la vita” in collaborazione con quella delle “Vittime universitarie sisma 6 aprile 2009”, finalizzata a coprire le spese legali attraverso un moto spontaneo di solidarietà da parte di chiunque abbia voluto manifestare la propria vicinanza a chi ha già perso tutto.
SERGIO BIANCHI
«Quello che mi ha fatto però più piacere sono state le tante donazioni dei semplici cittadini, alcune anche da fuori provincia» aggiunge Bianchi. «Non si tratta infatti di un’iniziativa con cui chiediamo l’elemosina. La componente economica è solo un segnale. Un segnale», spiega, «che la società civile, la gente comune, rimanda allo Stato, ricordandogli che non si può, e non si deve, dare la colpa esclusivamente alle vittime della loro stessa morte. Anche perché, di solito, le persone che muoiono ne lasciano altre che soffrono, e che continuano ad essere sconvolte, come lo siamo noi. Ecco perché dico che queste sono sentenze pericolose per tutti. Noi, da parte nostra, abbiamo già perso tutto. La nostra famiglia è distrutta», rimarca, «e le nostre energie sono tutte per l’unica figlia che ci rimane, che era legatissima al fratello e sta tuttora soffrendo più di tutti. E in tutto ciò, in questi quindici anni in cui il nostro dolore è andato giorno dopo giorno rinnovandosi nel ricordo di Nicola, lo Stato si è manifestato a noi sotto forma di sentenza, solo per comunicarci che Nicola è morto per colpa sua. Una sentenza», afferma, «che, oltre agli irrisarcibili danni emotivi, reca con sé l’aggravante del tentativo da parte dello Stato di coprire i veri responsabili – in primis l’allora capo della protezione civile, Guido Bertolaso – di tutto ciò che poteva, e doveva, essere fatto per tempo, e che invece si è omesso di fare. E così facendo, assolvendo cioè i veri responsabili, lo Stato ha assolto di conseguenza anche sé stesso» dice. «Il fatto, perciò, che la società civile abbia partecipato così attivamente alla nostra causa, è quindi un segnale forte sotto questo punto di vista, e la partecipazione, finalmente, anche del mondo della politica lo è ancor di più, per cui non posso che ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno fatto una donazione, proprio per il significato che questa riveste, tutt’altro che economico», precisa Bianchi, solo parzialmente rinfrancato nel mare di rassegnazione di un padre che ha perso un figlio a soli 22 anni. «La cosa che mi fa immensamente piacere è il fatto che la parte eccedente del denaro raccolto sarà devoluto al reparto di oncologia dell’ospedale dell’Aquila, andando così ad aiutare, per quanto possibile, chi soffre per tutt’altro. Perché la sofferenza, che io avevo già personalmente toccato con mano nei tanti anni trascorsi come operatore del 118, accomuna allo stesso modo tutti quelli che la vivono, a prescindere dalla fonte del dolore. Per cui la scelta di destinare un aiuto anche ai malati oncologici, la condivido a occhi chiusi, fermo restando che l’incontro con Giorgio Paravano resta tra le poche note speciali di tutta questa devastante vicenda».
LA RACCOLTA
È infatti di due giorni fa la notizia che si è sfondato di oltre 2mila euro il tetto dei 14mila euro di spese legali da coprire, obiettivo finale della raccolta fondi. Soldi che saranno così destinati al bene dei pazienti oncologici del capoluogo».
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