l’INCHIESTA
Caso neofascisti, al Riesame scontro tra pm e difese
L’AQUILA. Prima udienza davanti ai giudici del Riesame per alcuni tra gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta «Aquila nera» nei confronti di un gruppo eversivo di ispirazione neofascista. In aula...
L’AQUILA. Prima udienza davanti ai giudici del Riesame per alcuni tra gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta «Aquila nera» nei confronti di un gruppo eversivo di ispirazione neofascista.
In aula sono comparsi Maria Grazia Callegari, veneziana ma residente a Torino, la quale si è giustificata sostenendo di non avere più contatti con Stefano Manni (il principale sospettato) ormai da oltre un anno e ha preso le distanze dalle intenzioni bellicose di Manni che sembrava voler preparare attentati contro le più alte cariche dello Stato.
Gli altri due indagati Ornella Carolina Regina Garoli, milanese ma residente a Gorizia, e Marco Pavan di Mirano (Venezia) ma residente in provincia di Padova, hanno minimizzato in riferimento alle frasi intercettate o messe su Facebook, nelle quali si faceva riferimento ad azioni eversive di cui tanto si è detto.
Comunque i loro avvocati hanno chiesto la scarcerazione o perlomeno l’attenuazione delle misure cautelari. La Procura, presente con il pm Fausto Cardella e il sostituto Antonietta Picardi, non ha portato nuove prove ma si è opposta alle richieste dei difensori.
La decisione sulla concessione della libertà provvisoria ai sospettati verrà presa nei prossimi giorni, forse oggi stesso, dal collegio presieduto dal presidente del tribunale Ciro Riviezzo.
Nei prossimi giorni verranno esaminati altri ricorsi a cominciare da quello di colui che è ritenuto dagli investigatori del Ros la mente indiscussa del gruppo eversivo, ovvero Manni, il quale comparirà davanti ai giudici del Riesame lunedì 19 gennaio. L’uomo è più di tutti al centro delle indagini e in particolare è al vaglio degli inquirenti il suo computer. Manni, 49 anni, ascolano residente a Montesilvano, ex sottufficiale dei carabinieri e congedato per motivi di salute, avrebbe studiato a tavolino un piano eversivo basato su atti destabilizzanti con l’intento finale di creare un partito e poi andare al potere. Ma per alcuni, le sue, sono solo spacconate.
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