Clero diviso e assunzioni le spine del nuovo presule
Molinari oggi compie 75 anni e deve presentare le dimissioni al Papa il nodo della gestione del personale aumentato a dismisura dopo il sisma
L’AQUILA. Sembra una porta girevole quella del capannone della Curia a Campo di Pile. Escono ed entrano non solo sacerdoti (negli ultimi tempi alcune defezioni di preti stranieri sono state fatte passare sotto silenzio) ma anche laici visto che il dopo-terremoto ha fatto aumentare il numero delle persone che lavorano per l’arcidiocesi, tra ricostruzione e altri uffici. A chi muove la contestazione dell’eccessivo ampliamento della «pianta organica» la risposta pronta è quella secondo la quale «così abbiamo fatto lavorare tanta gente in un momento di bisogno». Ma che l’amministrazione dell’arcidiocesi sia una delle spine principali che attendono il nuovo vescovo è cosa nota a tutti, prelati e non. Curia centro di potere e di affari, mischiati alla spiritualità. Questo è il quadro davanti al quale si troverà presto il designato per la successione all’arcivescovo Giuseppe Molinari. Tanto pressante, la questione della ricostruzione e dei posti di lavoro, che per gestirli era stata creata una srl, «Aquilakalòs», che si sarebbe dovuta accollare gli stipendi elargiti dalla Curia e avrebbe dovuto tenere in ordine i conti, gravati da vecchie pendenze. A oggi non si sa se la mission sia stata raggiunta, né coi prelati alla guida né coi laici. E di quella società tanto sbandierata come la salvezza per le anime degli aquilani («dovrà occuparsi di cose materiali») non si parla più.
Al nodo dei conti da rimettere in sesto, dell’amministrazione da sistemare, anche per tentare di presentare al Papa e ai dicasteri della Curia romana un quadro credibile della situazione (operazione in atto in previsione della visita ad limina apostolorum in programma il 17 gennaio), si aggiunge quello del clero spaccato, tradizione che risale già al predecessore di Molinar i. Il terremoto, in certi casi, ha aggravato alcune situazioni problematiche già note ed esistenti prima del sisma. Alcuni parroci stranieri hanno fatto le valigie in silenzio ma nessuno se n’è accorto. Altri amministrano parrocchie che esistono soltanto sulla carta. In questa situazione i preti diocesani italiani vogliono tornare a contare di più. Insomma, in un contesto assai poco confortante, l’arcivescovo Molinari festeggia il compleanno presentando stamani alle 11, in Curia, la nuova lettera pastorale «Mio Signore e mio Dio». In attesa di conoscere il nome del suo successore per la cui designazione è già partito il conto alla rovescia.
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