Di Orio: «Ho fatto scelte per il bene dell’Ateneo»

5 Febbraio 2016

L’AQUILA. «Avevamo 27mila iscritti e rischiavano di perderli se non avessimo trovato subito locali spaziosi e sicuri. Il tempo a disposizione era poco e la scelta dell’ex Optimes come sede della...

L’AQUILA. «Avevamo 27mila iscritti e rischiavano di perderli se non avessimo trovato subito locali spaziosi e sicuri. Il tempo a disposizione era poco e la scelta dell’ex Optimes come sede della facoltà di Ingegneria era irrinunciabile».

Così l’ex rettore Ferdinando di Orio si è difeso ieri in tribunale dall’accusa di abuso d’ufficio: l'Università avrebbe stipulato un contratto di affitto con la Gallucci srl, per il suddetto capannone senza un’attenta analisi di mercato e in assenza di una stima dell’Agenzia del territorio. L’affitto annuo, inoltre, sarebbe lievitato. Insieme a lui sono imputati l’ex direttore dell’Ateneo Filippo Del Vecchio, anche lui ascoltato ieri e che ha dissentito da quanto detto dal docente sul contratto, inalberandosi, e l’imprenditore Marcello Gallucci. Di Orio ha sostenuto che per evitare di dover spostare l’Ateneo in altre città non si poteva andare per il sottile ben sapendo che, una volta trasferite le facoltà altrove, mai sarebbero ritornate nel capoluogo di regione.

L’ex rettore ha poi aggiunto che le trattative furono fatte dai tecnici e lui aveva solo il ruolo di fare scelte politiche. «La decisione», ha precisato, «fu adottata dagli organi collegiali accademici». «Temevamo», ha sostenuto, «che altri potessero rubarci questo spazio. Avevo l’obbligo di far partire i corsi dal 19 ottobre del 2009». A suo avviso fare una gara avrebbe comportato un tempo eccessivo. Gli è stato anche chiesto cosa fece quando l’Ute comunicò (anche se dopo ben 18 mesi) che l’affitto era sovrastimato. Il rettore ha risposto che sperava di poter modificare il canone e che venisse restituito quanto pagato in più. Poi si è scoperto, dopo una sentenza, che il titolare dell’immobile era il consorzio industriale e non Gallucci. Insomma, un caos senza limiti. Sentenza il 17 luglio. La difesa ha rinunciato alla prescrizione per questa fase di giudizio.

I difensori degli imputati sono Antonio Milo, Stefano Rossi, Mauro Catenacci, Giovanni Marcangeli. (g.g.)

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