Duplice omicidio L'Aquila, tolti i figli al padre omicida
Il tribunale per i minorenni ha tolto la patria potestà all’uomo che ha ucciso a Bazzano l’ex moglie e il fidanzato di lei
L’AQUILA. Con un ultimo atto di arroganza aveva avuto il coraggio di dire no al viaggio dei 4 figli in Albania per dare l’ultimo saluto alla mamma Orietta che lui aveva ucciso freddamente, il 17 gennaio, insieme all’uomo con il quale la donna stava cercando di rifarsi una vita. Il duplice omicidio avvenne poco dopo le quattro del pomeriggio nel parcheggio di un centro commerciale a Bazzano a due passi dal bivio per Paganica sulla statale 17.
Quel no alla partecipazione dei figli al funerale della madre, vergato su un foglio inviato per fax, dalla cella del carcere a uno degli avvocati di parte civile, era stato possibile perché l’uomo, diventato un assassino, aveva ancora la patria potestà sui ragazzi, tutti ancora minorenni. I tempi tecnici della giustizia non avevano consentito azioni immediate. Ora, dopo più di un mese giunge la decisione del tribunale per i minorenni che ha tolto la patria potestà a Bruno Kapplani liberando i figli dall’ombra del padre omicida. I quattro ragazzi sono stati affidati al servizio sociale ma potranno abitare nella stessa casa dei nonni (rappresentati dall’avvocato Francesco Valentini) e quindi di fatto restano in famiglia. Una decisione attesa e voluta fortemente dalla famiglia della donna uccisa che a luglio, quando la prima figlia sarebbe diventata maggiorenne, aveva intenzione di sposarsi, in Albania, con l’uomo che invece è stato trucidato con un colpo alle spalle da colui che non sopportava che la donna – considerata ormai una schiava che doveva solo obbedire al marito padrone – avesse avuto il coraggio di guardare avanti sognando una vita migliore per sè e per i suoi figli. Per quanto riguarda le indagini sul duplice omicidio i carabinieri stanno concludendo tutta una serie di accertamenti (anche sulle proprietà e sui conti correnti ) per poi consentire al pubblico ministero di chiudere le indagini preliminari e chiedere il rinvio a giudizio. Molto adesso si gioca sulla capacità di intendere e volere dell’uomo al momento dell’omicidio. Se, in sostanza, si sia trattato di un raptus oppure se il duplice assassinio sia stato pianificato nei dettagli. Finora, dalle prime risultanze, sembra che il gesto sia frutto di una precisa volontà maturata già da qualche tempo. La pistola utilizzata per uccidere, ad esempio,risulta rubata e quindi l’imputato rischia anche l’accusa di ricettazione. (g.p)
©RIPRODUZIONE RISERVATA