Enti culturali solidali con TvUno
«La chiusura sarebbe una sconfitta per tutti». Appello per L’Aquila: intervenga la buona politica
L'AQUILA. «Chiudere un canale informativo rappresenta sempre una sconfitta. Una sconfitta per tutti»: vicini a giornalisti, operatori e tecnici dell'emittente televisiva TvUno - in sciopero perchè i dipendenti non percepiscono stipendio da oltre un anno - sono gli enti culturali aquilani.
«Da sempre la “nostra” tv - scrivono tra gli altri Istituzione Sinfonica Abruzzese, Società Aquilana dei concerti B. Barattelli, Associazione i Solisti Aquilani, L'Uovo, Associazione Culturale Arti e Spettacolo , teatro Zeta, Tsa, Atam – ha raccontato la vita della città sottolineandone gli aspetti positivi e quelli più oscuri senza mai omettere di dire la verità. Vogliamo ricordare l'impegno verso le ragioni della cultura e i servizi giornalistici andati in onda in questi anni di informazione libera e di alto profilo. È perciò doveroso da parte nostra esprimere la più sincera solidarietà alle donne e uomini di Tvuno sperando che la situazione possa trovare un esito positivo per tutti e in tempi brevi. La cultura - concludono - ha bisogno di una voce e L'Aquila ha ancora bisogno di Tv Uno«.
Tecnici e giornalisti di TvUno, annunciando l'interruzione dell'attività ordinaria, avevano aggiunto che «senza riscontri» lo sciopero sarebbe proseguito a oltranza.
Ettore Di Cesare di Appello per L’Aquila invece afferma: «La sacrosanta vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori di Tv1, che segue di qualche mese quella dei precari di L'AqTv, ci spinge ad una serie di riflessioni. La sfida della ricostruzione potrà essere vinta se tutte le componenti della società, a partire dalla politica ma non solo, compiano il salto di qualità necessario per affrontare la complessa situazione che ci troviamo davanti. La qualità dell'informazione in questo contesto è fondamentale come stimolo per il dibattito cittadino e per la funzione anglosassone di watchdog, ovvero di controllo dell'operato dell'amministrazione comunale e dei poteri cittadini. Senza un "quarto potere" forte e indipendente, consapevole della propria funzione sociale, il compito della ricostruzione risulterà sempre più difficile.
Ma come si può assicurare questa funzione fondamentale quando chi lavora nel campo dell'informazione è un piccolo esercito di lavoratori, spesso precari, ricattabili e malpagati quando hanno la fortuna di essere pagati? Come si possono seguire tutte le vicende, come si può studiare per le necessarie e approfondite inchieste quando non si ha certezza del futuro?
Come è possibile che quasi nessun media locale si ponga come obiettivo una audience regionale? E' tollerabile per un capoluogo di regione avere, ad esempio, una sola radio? La città tutta dovrebbe porsi questi interrogativi con la consapevolezza che il peso di un territorio è determinato anche dalle capacità di comunicare con il resto della regione. Quando si discute di sostegno per le attività produttive si pensi anche ai settori dell'economia immateriale, a quei giovani che lavorano nell'informazione e in alcuni casi rischiano mettendosi in proprio. In tal senso, il compito della buona politica non dev'essere quello di foraggiare in maniera assistenziale gli organi di informazione, con l'obiettivo dell'utilizzo degli stessi per proprio tornaconto, ma quello di creare gli strumenti utili affinché le iniziative virtuose - anche nei settori dell'economia immateriale - possano crescere con le proprie gambe, contribuendo alla rinascita economica del nostro territorio.E' questo il contributo che la politica deve assicurare, senza che le sue azioni vadano minimamente a scalfire il requisito più prezioso per chi fa informazione: l'indipendenza» conclude Appello per L’Aquila .
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