In pullman con i napoletani verso Roccaraso: cronaca di una festa social
Dal Metro park di Napoli a Roccaraso. Con soli 30 euro. E colazione e pranzo sono inclusi. Tre checkpoit superati, perché la targa è rigorosamente pari.
NAPOLI. Domenica. Ore 7.30. Napoli rispetta la sacralità dei giorni festivi: a quell’ora dorme. Solo piazza Garibaldi dà qualche segnale di risveglio. Sono i turisti che cominciano l’andirivieni dalla stazione. Qualcuno di loro indossa una tuta da sci e non va verso i binari dei treni. Capisco che mi sto avvicinando al mio punto di partenza: il terminal bus. Dopo il caos mediatico degli ultimi giorni, e le ordinanze che hanno limitato a 100 il numero di pullman che possono entrare nel comprensorio dell’Alto Sangro, non è stato facile trovare il biglietto.
Mi dicono che molte agenzie hanno preferito dirottare verso Campitello Matese, in Molise, e che altre hanno rinviato il viaggio alla settimana pros- sima. Io, però, non desisto e alla fine trovo un biglietto andata e ritorno per Roccaraso a 30 euro. Colazione e pranzo sono inclusi. Al terminal mi accoglie una folla di persone con sgargianti tute da sci – stile cinepanettone anni ’80 – sacchi e borse frigo in mano. E del brutto tempo annunciato per oggi non sembra interessargli: la voglia di divertirsi in mon- tagna supera tutto il resto. E non importa neanche che la promessa di tornare in 20mila non sia stata mantenuta. Sono poco più di duemila a essere diretti a Roccaraso, ma ci pensano i loro decibel a sopperire ai tanti assenti. I tiktoker iniziano a creare i primi contenuti della giornata. Ballano, si baciano e si abbracciano, mentre le canzoni neomelodiche fanno da colonna sonora. E al seguito ci sono anche le troupe televisive, pronte a cavalcare l’onda di un fatto che ormai ha portata nazionale.
Poco dopo le 8 iniziamo il viaggio. La musica riecheggia nei subwoofer dei pullman. Un gruppo di tiktoker detta il ritmo delle danze a tutta la compagnia. Lo show continua. Loro si riprendono al telefono e le troupe riprendono loro. Scrivo qualche appunto e in quel baccano cerco di capire chi siano i passeggeri con cui condivido questa festa itinerante. Chiedo come hanno vissuto questi ultimi giorni: «Vabbuo’ ma tanto è sempre accussi’. Questi odiano Napoli e i napoletani. Sono solo invidiosi», mi risponde una signora sulla cinquantina. Di lei riesco a vedere solo le labbra gonfiate dal filler, perché gli occhiali oscurano gran parte del viso: «A Roccaraso noi ci veniamo da sempre. E ci vogliono tutti bene. Sono i giornalisti che hanno ingigantito tutto. Ma questi della televisione sono carini, ci fanno i video e scherzano con noi». Dopo poco meno di un’ora ci fermiamo in una stazione di servizio all’altezza di Teano: è il momento della colazione. Un cornetto e un succo di frutta per reggere fino alla fine del viaggio. Le troupe riprendono, fanno domande. Uno degli organizzatori spiega: «30 euro e hai anche la colazione e il pranzo, un bel panino con la bottiglietta d’acqua. Lo posso fare per soldi? Lo faccio perché mi piace stare insieme». In realtà, il momento conviviale non dura più di qualche minuto. Bisogna ripartire per rispettare la tabella di marcia: stasera gioca il Napoli, non si può fare tardi.
Ma dopo una ventina di chilometri il pullman fa un altro stop. Non a causa della fame ma della paletta di un agente della guardia di finanza. Non è il primo checkpoint istituito dalla prefettura per contingentare il numero di turisti: è un controllo casuale, spiegano i finanzieri. Ai più giovani viene chiesto di aprire i loro zaini. Tutto si risolve nel giro di venti minuti. La gita ricomincia.
Questo contrattempo non ha intaccato la gioia generale del pullman, ma noto una pecora nera nel gregge. Si chiama Mario, ha 43 anni e l’orgoglio ferito: «Dopo quello che ha detto il sindaco non volevo venire. Lui ci ha insultati, attaccati. Ma ti pare che si fa di tutta l’erba un fascio? Purtroppo io e mia moglie avevamo comprato il biglietto due settimane fa e non volevamo buttare i soldi, altrimenti…». Mario viene interrotto dal secondo alt di giornata. Per la prima volta qualcuno brontola. Ma questo stop non è casuale. Siamo arrivati al checkpoint predisposto dalla prefettura alle porte dell’Alto Sangro: prima il controllo targa, pari. Tutto in regola. Poi, l’altra verifica: sì, il pullman è registrato e può passare. Torna l’euforia tra i passeggeri. Ormai manca poco all’arrivo. Al contrario di sette giorni fa, la statale 17 scorre veloce. In meno di un’ora siamo a destinazione. Le porte si aprono, ma ad accoglierci non c’è quello che tutti si aspettano. La neve arriva ad appena qualche centimetro. Poco importa: è quel che basta per divertirsi. Le videocamere si accendono. È tutto pronto: la festa può iniziare. Sulla (quasi) neve di Roccaraso.