Fondazione Carispaq: piano sbagliato
Marotta critica la Bper: ma stiamo valutando la contropartita
L'AQUILA. «Il piano è sbagliato e penalizzante. Ma se non verrà cambiato valuteremo la contropartita». Il presidente della Fondazione Carispaq Roberto Marotta passa all'attacco il giorno dopo la visita in città dell'amministratore delegato della Bper (Banca popolare dell'Emilia Romagna) Luigi Odorici, che ha illustrato il piano industriale che prevede la fusione per incorporazione della Carispaq col trasferimento a Modena della direzione generale, la cancellazione del cda aquilano e degli altri organi sociali oltre a 100 esuberi, il doppio della cifra precedentemente fatta circolare, e a una revisione generale della rete di filiali con accorpamenti dei «doppioni» con Bls e possibili soppressioni di quegli sportelli che generano soltanto costi.
LA FONDAZIONE. Il presidente della Fondazione Carispaq, che prima di aderire all'offerta pubblica di scambio deteneva il 17 per cento delle azioni della banca e che ora è al 5 per cento, intende comunque far valere «gli interessi e i diritti di cui è portatrice la Fondazione» nei confronti dell'azionista di maggioranza. Tra le altre, si valuta la strada di un'azione in sede civile per responsabilità precontrattuale in relazione all'inadempimento degli accordi contenuti nei patti parasociali. Per ora la Fondazione vuole giocare a carte coperte ma quello del ricorso alle vie legali è uno dei discorsi più frequenti in queste ore. «Un confronto pacato e fermo allo stesso tempo», così Marotta definisce l'incontro avuto con l'amministratore delegato di Bper insieme ai consiglieri d'amministrazione della Fondazione Ferdinando Margutti e Pierluigi Caputi. «Ci è stato confermato il piano industriale», afferma Marotta, «che, come ha ribadito l'amministratore, è stato proposto nell'interesse di un gruppo da 12mila dipendenti che Bper ha l'onere di salvaguardare dalle turbolenze del mercato. Dunque, secondo Bper, la fusione mediante incorporazione va in questa direzione, percorrendo il duplice binario della riduzione dei costi e dell'accentramento delle funzioni e dei servizi. Noi amministratori della Fondazione abbiamo ribadito che il piano non è a favore di una banca con 153 anni di storia e che opera in maniera percentualmente pesante su un mercato che rappresenta un forte presidio per l'auspicabile ripresa economica post-terremoto. Tuttavia, se da un lato rispettiamo le idee di Bper, dall'altro si dovrà convenire, da parte dei dirigenti modenesi, che si siano mossi, nei confronti della Fondazione, in maniera inopportuna, improvvida e con difetti di comunicazione non sufficientemente gestiti».
La Fondazione, di fronte all'intenzione di Bper di non tornare indietro, ora valuta le mosse successive. «Determinati rapporti», argomenta ancora Marotta, «troveranno composizione in un tavolo di lavoro programmato dopo l'assemblea di Bper del 21 aprile a Modena. Ci incontreremo di nuovo, dunque. Nel frattempo occorrerà pensare a quale tipo di contropartita opporre a questo stato di cose. Da parte nostra, nello spirito di lealtà che ci ha sempre contraddistinto, abbiamo l'interesse a trovare soluzioni quantomeno intermedie nella fase della fusione che non penalizzino eccessivamente Carispaq. A chi dice che non cambia nulla e che non ci saranno problemi di operatività abbiamo risposto che noi le difficoltà di questo tipo le avvertiamo già da adesso. Certamente potremo collaborare, ma soltanto nell'ottica di mantenere una presenza significativa sul territorio per cui vanno trovate le soluzioni tecniche. Noi come Fondazione non intendiamo arretrare di un passo. Non siamo stati considerati nonostante la presenza dei patti parasociali e questa è stata una sottovalutazione che dev'essere compensata. Non tratteremo posti nel consiglio d'amministrazione della banca, questo lo posso garantire. Occorre comprendere quali possano essere i vantaggi per la banca e, una volta individuati, cercheremo di ottenerli e di spuntarli, visto che Bper non arretra su un piano industriale complessivo dal quale dice di non poter estrapolare il caso L'Aquila. Nell'assemblea dei soci della Fondazione del 24 aprile», conclude Marotta, «noi amministratori relazioneremo su tutti i passaggi».
LA PROVINCIA. Anche il presidente della Provincia Antonio Del Corvo si è espresso in merito alla situazione della Carispaq. «Non vogliamo che la banca si distacchi dal territorio», ha affermato. «È necessario trovare una soluzione per mantenere la posizione di una delle storiche banche della provincia dell'Aquila. Chiediamo il mantenimento degli accordi assunti dal gruppo Bper nelle varie fasi di acquisizioni delle partecipazioni. Durante l'incontro con l'amministratore delegato Odorici è emersa la necessità di tutelare i posti di lavoro all'Aquila per evitare un ulteriore danno a una città che porta ancora le ferite provocate dal sisma del 2009».
LA FONDAZIONE. Il presidente della Fondazione Carispaq, che prima di aderire all'offerta pubblica di scambio deteneva il 17 per cento delle azioni della banca e che ora è al 5 per cento, intende comunque far valere «gli interessi e i diritti di cui è portatrice la Fondazione» nei confronti dell'azionista di maggioranza. Tra le altre, si valuta la strada di un'azione in sede civile per responsabilità precontrattuale in relazione all'inadempimento degli accordi contenuti nei patti parasociali. Per ora la Fondazione vuole giocare a carte coperte ma quello del ricorso alle vie legali è uno dei discorsi più frequenti in queste ore. «Un confronto pacato e fermo allo stesso tempo», così Marotta definisce l'incontro avuto con l'amministratore delegato di Bper insieme ai consiglieri d'amministrazione della Fondazione Ferdinando Margutti e Pierluigi Caputi. «Ci è stato confermato il piano industriale», afferma Marotta, «che, come ha ribadito l'amministratore, è stato proposto nell'interesse di un gruppo da 12mila dipendenti che Bper ha l'onere di salvaguardare dalle turbolenze del mercato. Dunque, secondo Bper, la fusione mediante incorporazione va in questa direzione, percorrendo il duplice binario della riduzione dei costi e dell'accentramento delle funzioni e dei servizi. Noi amministratori della Fondazione abbiamo ribadito che il piano non è a favore di una banca con 153 anni di storia e che opera in maniera percentualmente pesante su un mercato che rappresenta un forte presidio per l'auspicabile ripresa economica post-terremoto. Tuttavia, se da un lato rispettiamo le idee di Bper, dall'altro si dovrà convenire, da parte dei dirigenti modenesi, che si siano mossi, nei confronti della Fondazione, in maniera inopportuna, improvvida e con difetti di comunicazione non sufficientemente gestiti».
La Fondazione, di fronte all'intenzione di Bper di non tornare indietro, ora valuta le mosse successive. «Determinati rapporti», argomenta ancora Marotta, «troveranno composizione in un tavolo di lavoro programmato dopo l'assemblea di Bper del 21 aprile a Modena. Ci incontreremo di nuovo, dunque. Nel frattempo occorrerà pensare a quale tipo di contropartita opporre a questo stato di cose. Da parte nostra, nello spirito di lealtà che ci ha sempre contraddistinto, abbiamo l'interesse a trovare soluzioni quantomeno intermedie nella fase della fusione che non penalizzino eccessivamente Carispaq. A chi dice che non cambia nulla e che non ci saranno problemi di operatività abbiamo risposto che noi le difficoltà di questo tipo le avvertiamo già da adesso. Certamente potremo collaborare, ma soltanto nell'ottica di mantenere una presenza significativa sul territorio per cui vanno trovate le soluzioni tecniche. Noi come Fondazione non intendiamo arretrare di un passo. Non siamo stati considerati nonostante la presenza dei patti parasociali e questa è stata una sottovalutazione che dev'essere compensata. Non tratteremo posti nel consiglio d'amministrazione della banca, questo lo posso garantire. Occorre comprendere quali possano essere i vantaggi per la banca e, una volta individuati, cercheremo di ottenerli e di spuntarli, visto che Bper non arretra su un piano industriale complessivo dal quale dice di non poter estrapolare il caso L'Aquila. Nell'assemblea dei soci della Fondazione del 24 aprile», conclude Marotta, «noi amministratori relazioneremo su tutti i passaggi».
LA PROVINCIA. Anche il presidente della Provincia Antonio Del Corvo si è espresso in merito alla situazione della Carispaq. «Non vogliamo che la banca si distacchi dal territorio», ha affermato. «È necessario trovare una soluzione per mantenere la posizione di una delle storiche banche della provincia dell'Aquila. Chiediamo il mantenimento degli accordi assunti dal gruppo Bper nelle varie fasi di acquisizioni delle partecipazioni. Durante l'incontro con l'amministratore delegato Odorici è emersa la necessità di tutelare i posti di lavoro all'Aquila per evitare un ulteriore danno a una città che porta ancora le ferite provocate dal sisma del 2009».
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