L'AQUILA

I 102 anni di Mimma Ciccone che salvò decine di ebrei a rischio della propria vita

Li travestiva da suore (se donne) o frati (se uomini) e li portava nei conventi

L'AQUILA. Fra la fine del 1943 e la metà del 1944, nella città occupata da tedeschi, salvò dalla cattura e probabilmente dalla morte decine di ebrei. Li travestiva da suore (se donne) o frati (se uomini) e li portava nei conventi per nasconderli.

La storia, raccontata oggi su il quotidiano 'il Centro' da Giustino Parisse, non riemerge da polverose carte d’archivio, ma dalla viva voce della protagonista che il 4 ottobre prossimo compirà 102 anni. Lei si chiama Domenica Francesca Ciccone, nata il 4 ottobre 1922 a Monticchio.

Oggi abita in un map (casetta post sisma) a Sant’Eusanio Forconese. Sposata dal 1946 con Raffaele Carosone (deceduto anni fa) ha tre figli, cinque nipoti e sei pronipoti. Per tutti è la signora Mimma. Per anni ha lavorato nella sede provinciale delle Poste all’Aquila, dando anche un buon aiuto al suo papà, postino a Monticchio. Negli anni tragici della seconda guerra mondiale Mimma, grazie al lavoro nella sede delle Poste in piazza Duomo (che raggiungeva tutti i giorni in bicicletta da Monticchio), conobbe molto bene l’allora arcivescovo dell’Aquila Carlo Confalonieri (a capo della diocesi aquilana dal 1941 al 1950) diventato poi cardinale. Quando poteva non si perdeva una messa. Nonostante siano passati 80 anni da quegli avvenimenti Domenica ne ha ancora un ricordo vivo.

Intervista a Mimma Ciccone
La nonnina di 102 anni racconta come ha salvato gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale

Mimma Ciccone al giornalista Giustino Parisse spiega: «Quando i tedeschi arrivarono all’Aquila requisirono tutto e praticamente noi delle Poste non lavoravamo più. In città c’era un clima di paura e di incertezza. L’arcivescovo si impegnò molto per salvare gli ebrei e io diventai una sua collaboratrice».

Mimma aveva il compito di andare quasi tutti i giorni in quella che oggi lei ricorda come “l’edicola dei giornali” in piazza Palazzo. Si trattava della libreria della signora Amalia Agnelli in corso Umberto a ridosso della piazza. Mimma entrava come se dovesse acquistare qualcosa.

«La signora», ricorda oggi l’ultracentenaria, «mi diceva ad esempio: oggi sono arrivati 12 libri, i libri in realtà erano gli ebrei. Io allora riferivo la cosa in Curia e Confalonieri indicava i posti dove portarli. Sono andata spesso dalle suore Micarelli e nel convento di San Giuliano».

Mimma non ha letto il libro che il compianto Amedeo Esposito, storico e giornalista, ha scritto su Confalonieri. Ma il suo racconto coincide perfettamente con quanto Esposito scrive in un paragrafo su quello che fece l’arcivescovo per salvare gli ebrei e non solo.