I baristi: no a chiusure anticipate
L’ira dei gestori di discoteche: «Così il Comune ci rovina». Di Pangrazio: «Ancora nessuna decisione»
AVEZZANO. I titolari dei locali di Avezzano infuriati per la proposta dell’amministrazione comunale di chiudere bar e pub un’ora prima, le discoteche con un’ora e mezza di anticipo. «Già riusciamo a stento a mantenere aperte le attività», annuncia Antonio Cofini del bar Officina, «tra tasse, isole pedonali senza criterio e crisi economica, non possiamo accettare una tale decisione». Dopo l’ok delle associazioni di categoria, a seguito di un incontro che si è tenuto in Comune, su richiesta dall’assessore alle attività produttive Gabriele De Angelis, intervengono i proprietari dei locali. «Il maggiore introito della settimana», commentano Amerigo Aloisi e Zeudi Liberale del Noà, «lo abbiamo proprio l’ultima ora del sabato sera. Ci si lamenta sempre che la città è morta e non offre niente. Noi giovani abbiamo fatto un investimento e cerchiamo di proporre novità. Il nostro lavoro va incentivato e non penalizzato».
«Durante la settimana», aggiunge Emiliano Pelliccia, di Le Chevalier, «il locale potrebbe anche essere chiuso, visti gli incassi. È nel week end che si riesce a fare l’introito che copre le spese di tutti i giorni. È impensabile sopravvivere senza il guadagno anche solo di quella ora in più del sabato sera».«Facciamo tanti sacrifici», continua Gianluca Cortese, titolare della Dolce Vita, «per andare avanti. Ci saremmo aspettati un prolungamento dell’orario estivo, che poteva avvantaggiarci». «Con questa iniziativa non si educano i ragazzi al non bere o alla sicurezza», puntualizza Claudio Favoriti del Gran Caffè, «ma li si incita solo a spostarsi in altre città». Intanto il sindaco Gianni Di Pangrazio precisa che ancora nessuna decisione è stata presa definitivamente e che l’atto ufficiale che determina gli orari, ancora non è stato redatto. «Ascolteremo le richieste di tutti», dice il sindaco, «le priorità sono la sicurezza dei giovani e il rispetto della quiete pubblica». La proposta non è piaciuta nemmeno ai giovani della movida notturna. Appena appresa la notizia, hanno popolato la rete con centinaia di messaggi. «Il rischio», commenta il dj Cristian Continenza, «è quello che i ragazzi scelgano di andare a ballare a Sulmona, Pescara o Roma». «Avezzano non è Rimini», interviene il dj Angelo Paciotti, «non ci sono tanti locali tra cui scegliere come in tante altre città. Questo tipo di restrizione andrà a incidere in maniera negativa sulla psicologia di tanti giovani e così non si risolverà alcun tipo di problema».
«Non sono stato chiamato in nessun tavolo per la concertazione della decisione», polremizza Gianni Iezzi del Fragile, «nonostante da 30 anni gestisco locali di notte. Né le associazioni di categoria, né il Comune conoscono le tendenze e le abitudini dei giovani e meno giovani che si intrattengono il sabato notte nei locali marsicani. In questo periodo di grandissima crisi, non sono questi i provvedimenti da prendere. I veri problemi di questa città vanno risolti e non emarginati come polvere sotto il tappeto. Chi ha lanciato l’iniziativa non ha cognizione dei pericoli che si innescano mandando per strada migliaia di persone alle 3.30, che tanto a casa non rientrerebbero».
«Non si tratta di tutelare i minorenni», aggiunge Massimo De Ioris del Fragile, «che in quelle ore non dovrebbero proprio uscire». «Riducendo l’orario», dice Cristina Pascucci, ex presidente provinciale del Silb (Sindacato italiano locali da ballo), «non si permette di fare la decompressione dei locali con i balli lenti, che sono quelli che tranquillizzano i clienti e li indirizzano a uscire». «La nostra idea», conclude Mauro Orfanelli della Conda d’Oro, «è quella di far partire una campagna di sensibilizzazione per la sicurezza dei più giovani, cui partecipino anche i titolari degli esercizi con proprie iniziative, senza però incidere sugli orari».
Magda Tirabassi
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