I ragazzi della “Alighieri” in visita al Mudi
TIONE DEGLI ABRUZZI. «Il museo che non è noioso»; «Vorrei avere la casa più piccola»; «Nel mondo ci sarà la pace». Sono solo alcuni dei messaggi lasciati dagli alunni dell’Istituto comprensivo Dante...
TIONE DEGLI ABRUZZI. «Il museo che non è noioso»; «Vorrei avere la casa più piccola»; «Nel mondo ci sarà la pace». Sono solo alcuni dei messaggi lasciati dagli alunni dell’Istituto comprensivo Dante Alighieri dell’Aquila in visita al Mudi, il Museo diffuso del Parco Sirente Velino, a Goriano Valli – frazione di Tione degli Abruzzi – che il 21 settembre scorso ha aperto i battenti di 16 stazioni, tra cantine, pagliai e stalle messi a disposizione dai residenti, così da offrire uno spaccato di una civiltà contadina che ha ancora tanto da insegnare. Tanti i riferimenti a importanti personaggi storici, da Celestino V a Braccio da Montone, passando per fra Berardinello da Fontavignone, Antonuccio Camponeschi e Jacopo da Caldora, arricchiti da una tappa in una casa medievale di appena 8 metri quadrati. Ad accogliere gli 80 ospiti, tra bambine e bambini, i volontari e soci del Mudi e della Cooperativa di comunità Cuore delle Valli, in particolare i narratori e ideatori delle diverse stazioni del museo, come Maria Lucia Carani, Luca Di Vincenzo, Maria Grazia Guidone, Carla Tiberi, Saskia Steigleder, e con il coinvolgimento delle guide locali affiancate da quelle esperte e titolate di Orsa Maggiore Trekking e Ambiente della vicina Gagliano Aterno. «Ci auguriamo che quest’esperienza, fatta di didattica museale attiva e partecipativa, e divertimento, sia servita non solo a scoprire una civiltà che si sta perdendo», è l’auspicio di Guidoni, «ma anche a leggere il paesaggio che si trasforma, si sedimenta, si stratifica nel tempo e, dunque, a intessere legami tra passato, presente e futuro». «L’elemento didattico è uno delle idee centrali da cui è partita la progettazione del Mudi», ha spiegato uno tra i creatori, Fabio Di Giulio, «e le stazioni vogliono essere anche aule sui generis in cui andare a scuola di meraviglia, scandite per consentire anche ai giovanissimi alunni di intraprendere un viaggio tra arte e natura. Rigorosamente con i telefoni spenti, per toccare, osservare e annusare oggetti e strumenti di lavoro e della quotidianità domestica che hanno consentito una vita dignitosa in queste montagne, quando l’elettricità non c’era, così come l’acqua in casa, il televisore e altre comodità di cui oggi sembriamo non poter fare a meno». (t.d.b.)
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