Il pm contabile: condanne anche in appello

5 Febbraio 2016

Bilanci Accademia dell’Immagine, chiesti danni in solido per 400mila euro a Cialente e altri sette

L’AQUILA. Il procuratore della Corte dei Conti di Roma ha chiesto la conferma in appello della sentenza di condanna in seguito all’indagine sulla gestione dell’Accademia dell’immagine. In primo grado furono condannati il sindaco Massimo Cialente e altre sette persone, in solido, a risarcire alla Regione la somma di 396mila euro, a seguito dell’inchiesta della Finanza sui buchi nel bilancio del 2007 e del 2008 e i presunti artifici contabili messi in atto per evitare la liquidazione dell’Accademia dell’Immagine, di cui il sindaco è stato presidente. Con Cialente (non coinvolto come sindaco) furono condannati per danno erariale anche Vito Bergamotto e Giovanni Moscardelli, componenti del consiglio di amministrazione, Fabrizia Aquilio, revisore dei conti, Nello Bernardi, revisore dei conti, Francesca Ruzza, direttore amministrativo, Carlo Petricca, addetto settore amministrativo e Magda Stipa, addetta settore amministrativo. Cialente dovrebbe risarcire 80mila euro, gli altri somme che vanno dai quasi 95mila euro di Ruzza, agli 80 mila di Aquilio, Bernardi, Bergamotto e Moscardelli, fino ai 10mila euro a carico di Petricca e Stipa. Per la Procura della Corte dei Conti Cialente, in qualità di presidente dell’Accademia dell’Immagine, «avrebbe dovuto, con i propri poteri di impulso, richiamare la dirigenza amministrativa compresi i revisori, ai princìpi di corretta gestione contabile e di controllo della spesa, affinché tutti fossero responsabilizzati dall’uso delle risorse pubbliche, relativamente, in particolare, alle perdite di esercizio nel 2007 e situazioni di dissesto economico, nonché gravi irregolarità nella redazione dei bilanci consuntivi del 2007 e del 2008».

Le difese hanno respinto le accuse. Il difensore di Cialente, Carlo Benedetti, ha sostenuto, tra le altre cose, che il cda non approva i bilanci, oltre a evidenziare altre censure; gli avvocati Roberto Colagrande e Gennaro Terracciano hanno sostenuto il difetto di giurisdizione. Poi sono intervenuti anche altri legali che hanno chiesto di scagionare i loro assistiti. Si tratta di Adriano Rossi, Francesco Camerini, Maurizio Capri, Andrea Filippi De Santis. Entro meno di due mesi di conoscerà il verdetto.(g.g.)

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