Il post-terremoto e le faglie attive Nuove regole per la ricostruzione

16 Febbraio 2023

Cambiano le zone in diversi comuni, a Pizzoli edifici da “spostare” perché in zone a forte rischio Impegnati anche i tecnici dell’Università dell’Aquila. Castelli: «Ora c’è una conoscenza approfondita»

L’AQUILA. Cambia la mappa delle zone a forte rischio sismico, dove non si potrà procedere con la ricostruzione sul posto degli edifici danneggiati dal terremoto del Centro Italia del 2016. È, questo, l’effetto diretto della conclusione dell’importante studio tecnico sulle “Fac”, cioè le faglie attive e capaci. Sotto osservazione c’è soprattutto Pizzoli, dove si dovranno “spostare” edifici in aree troppo pericolose. Ma è grande la porzione di Aquilano interessata dalle novità per la prevenzione.
«Grazie allo studio sulle Faglie attive e capaci, che rappresenta un primato in Italia per estensione territoriale e per la sua natura pubblica, possiamo finalmente avere una conoscenza approfondita per indicare chiaramente ai cittadini e ai Comuni dove possono ricostruire e dove invece occorre delocalizzare per motivi di sicurezza», spiega il nuovo commissario straordinario per il posto sisma del 2016 Guido Castelli, che ieri ha avuto i risultati dello studio in un vertice con i rappresentanti degli enti che hanno dato il proprio apporto tecnico: Ingv, Cnr, Ispra, ma anche Università dell’Aquila insieme agli atenei di Chieti, Camerino e Uninsubria. Lo studio si è concentrato sulle faglie Fac di Capitignano, Montereale, Barete, Pizzoli e Ortolano di Campotosto, oltre a Norcia, Preci, Macerata, Ussita, Leonessa, Cittaducale, Rieti, Cantalice e Rivodutri.
«Le faglie Fac rappresentano una pericolosità sismica aggiuntiva, in quanto in caso di sisma possono determinare un dislocamento della superficie topografica danneggiando tutto quello che è stato costruito sopra», spiega la struttura commissariale, continuando: «Lo studio consente di individuare le zone di rispetto e le distanze minime che gli edifici devono rispettare per evitarne gli effetti. Dopo una prima fase, che ha escluso la presenza di Fac a Frontignano di Ussita e Macerata, la seconda e terza fase sono state concentrate sulle restanti località, aggiornando, laddove necessario, le microzonazioni di terzo livello. Questo ha consentito di eliminare altre Fac e, dove presenti, di ridimensionare le aree di rispetto, dai 400 metri iniziali a 30 metri, sbloccando la ricostruzione di importanti centri abitati, dove ora si può nuovamente programmare e ricostruire. La nuova cartografia delle aree interessate dallo studio è pubblicata sul sito web della Struttura commissariale sisma 2016».
Aggiunge il commissario Castelli, parlando nello specifico anche di Pizzoli: «Siamo consapevoli che ora dobbiamo occuparci delle criticità che sono emerse nelle zone di rispetto, in particolare a Norcia, Pizzoli e Rieti, dove gli edifici danneggiati dal sisma saranno delocalizzati in zone sicure. In prospettiva ci dobbiamo porre il problema di come gestire quegli edifici che, pur essendo agibili, si trovano comunque in queste aree pericolose. Affrontare la questione, che in ogni caso riguarda pochi edifici ma che meritano tutta la nostra attenzione, risulta fondamentale per progredire nella cultura generale della prevenzione». Castelli, nel ringraziare gli oltre 100 tecnici che hanno lavorato in questi due anni, ha ribadito la necessità di «proseguire questo importante lavoro e accompagnarlo con un’adeguata divulgazione. Abbiamo il dovere di provare a modellizzare le azioni che stiamo realizzando. Il Centro Italia si offre come un modello per le politiche di prevenzione e ricostruzione».
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