L’appello degli sfidanti: aquilani, andate a votare
Di Benedetto e Biondi al confronto elettorale con il Centro e Rete 8
L’AQUILA. Alla fine il confronto, prima del ballottaggio, c’è stato. I due candidati sindaci, per i quali domani L’Aquila sarà chiamata a votare (dalle 7 alle 23), si sono incontrati ieri mattina nella sede del Centro, dove è andato in scena il duello tra il candidato del centrosinistra, Americo Di Benedetto, che al primo turno ha avuto il 47,07% dei voti, e il candidato del centrodestra, Pierluigi Biondi, che si è fermato al 35,84%.
Il confronto è stato ripreso in diretta streaming dalla tv regionale Rete 8 – e da ieri è sul sito del Centro, dove ha avuto oltre 10mila visualizzazioni – ed è stato condotto e moderato dal giornalista Carmine Perantuono. I due candidati si sono sottoposti al fuoco incrociato di domande da parte dei giornalisti Domenico Ranieri e Enrico Nardecchia.
Un appello alla partecipazione al voto e al “partito degli astensionisti”, che al primo turno ha fatto registrare il 33%.
Le domande hanno toccato punti nevralgici e nervi scoperti: dagli eccessi e i toni spesso accesi della campagna elettorale, alla ricostruzione, pubblica e privata; dalla nuova giunta e gli staff, alle frazioni; e poi i giovani in fuga dalla città, l’Università, i progetti vecchi e nuovi, il rinnovamento amministrativo e un nuovo rapporto con i cittadini.
GLI ECCESSI. Alla domanda se la campagna per il ballottaggio non sia stata caratterizzata da eccessi e toni esasperati, così hanno risposto i candidati.
Di Benedetto: «Non sono andato alla ricerca di scheletri negli armadi dei miei avversari. Non ho alzato i toni. Anzi, sono contento di come ho affrontato la campagna, sia dal punto di vista disciplinare, che relazionale. La città ha tanti problemi e occorre delicatezza nelle relazioni».
Biondi: «Non credo si siano alzati i toni. La nostra è una città complessa e quindi è stata una campagna elettorale appassionata, ma senza eccessi. La partita dell’Aquila, però, è tutt’altro che chiusa e quindi non possiamo fare finta che finora non sia successo nulla: i cantieri, i cimiteri, le scuole, sono sotto gli occhi di tutti».
SFIDA RICOSTRUZIONE.
La domanda d’obbligo è sulla ricostruzione: come l’affronteranno? Su questo argomento non sono mancate frecciate tra i due candidati.
Di Benedetto: «Le scuole sono la priorità, perché chiunque si siederà a fare il sindaco, avrà un problema che deve essere affrontato e risolto il giorno dopo. Però molti degli edifici cittadini sono della Provincia, amministrata allora dal centrodestra (la questione vulnerabilità risale al 2013). Ma bisogna raccogliere ciò che è stato fatto di buono finora. Le opere pubbliche sono un’unica partita».
Biondi: «L’allora presidente Del Corvo ha scritto a Cialente per avere i soldi, ma non gli è stato mai risposto. Mi dispiace, ma la città ha il dovere di conoscere come stanno le cose. Bisogna individuare le responsabilità. Sulla ricostruzione privata, l’amministrazione comunale non ha nessun merito. Anzi, ha progettato un piano della ricostruzione vuoto. L’unica cosa che ha fatto è il cronoprogramma, ma ha dato la priorità solo sui territori e questo ha creato la paralisi. La priorità dovevano averli i centri storici, della città e delle frazioni, che sono tutte ferme e a cui invece bisognava dare una vocazione».
GIUNTA E NOMI. Sui nomi del nuovo esecutivo, tutti e due abbottonati.
Di Benedetto: «Le scelte devono essere equilibrate e secondo i consensi espressi dalla città. È vero il rinnovamento, ma occorrono anche esperienza e tanta capacità a misurarsi con i problemi. E L’Aquila non è un paesino, di problemi ne ha tanti. Le frazioni, i centri storici, il centro storico della città, la ricostruzione pubblica. Occorre il giusto equilibrio, anche per quanto riguarda i dirigenti».
Biondi: «Con il centrodestra ci sarebbe un rinnovamento significativo, con tante donne: cinque in consiglio comunale, e sarebbe un record. Va riorganizzato il metodo di lavoro dell’azione amministrativa, con una rotazione dei dirigenti e un rinnovamento dei ruoli. La macchina comunale è ingessata».
GIOVANI E STAFF. I giovani avranno un ruolo importante?
Di Benedetto: «La politica deve dare risposte, capire le esigenze, non inseguire prospettive dei singoli. In consiglio comunale ci sarà un’effervescenza, si arricchisce con la vitalità dei giovani, ma per dare a noi la possibilità di lavorare. Non ho creato nessuna aspettativa, né sullo staff, né sull’esecutivo. Il Comune ha professionalità, ma ci sono anche i ragazzi che mi hanno aiutato».
Biondi: «Quando ho fatto il sindaco di Villa Sant’Angelo ero molto giovane e non avevo alcuna esperienza. Il terremoto, purtroppo, mi ha insegnato molto. La capacità di una persona non la fa il curriculum. Se vinciamo noi del centrodestra, ci saranno 15 consiglieri su 20 sotto i 40 anni. Chiederò ai partiti e ai giovani di avere coraggio, di cercare sempre il confronto con i cittadini. I collaboratori non basterebbero mai, soprattutto all’Aquila. I ragazzi e le ragazze fanno a fatica a tenere i miei ritmi: mi alzo molto presto al mattino e comincio con whatsapp, poi la rassegna stampa».
FRAZIONI SCOPERTE. I due candidati hanno puntato molto in questi 15 giorni sulle frazioni. Le avevano dimenticate prima?
Di Benedetto: «Ho sempre avuto vicinanza con le frazioni, come presidente Gsa. Non è casuale, né mediatica e neppure demagogica per captare il consenso. Lì le scelte vanno fatte con le persone che ci vivono».
Biondi: «Sono “tornato” nel territorio che ho vissuto intensamente. Per anni sono stato abbonato al Paganica Rugby. Le frazioni sono il grido di dolore maggiore della città. Se vinciamo, molte frazioni saranno rappresentate».
GIOVANI IN FUGA. Come far restare i giovani all’Aquila?
Di Benedetto: «Fornire loro le condizioni per studiare, per attività ludico sportive. E dare prospettive. L’Università in questo ha generato un volano economico che ora si è fermato. La soluzione è la discontinuità».
Biondi: «Ho un grande sogno: L’Aquila città della conoscenza, come Trieste. Qualità di vita, residenzialità, trasporti. Bisogna investire sui giovani e non lasciarli andar via».
COLLISIONE EVITATA. Biondi ha detto nei giorni scorsi che diversi candidati consiglieri delle liste di centrosinistra sono in realtà di destra e voteranno per lui. E gli astensionisti sono il 33%.
Biondi: «Alcuni mi hanno detto di essere stati costretti a presentarsi, perché dovevano pagare un “debito”. Il Pd ha una grossa capacità di captare il consenso con il potere. Ora, però, la scelta è libera. L’astensionismo non si recupera, se non si dimostra che la politica è trasparente e onesta».
Di Benedetto: «C’è la libertà di espressione, la cosa non stride. Faccio invece un grande appello al voto. Qui non avrebbero dovuto votare, per protesta; invece c’è stato un risultato straordinario, a cominciare dalle Primarie. Gli aquilani devono capire che si sta operando la scelta più importante per la città nei prossimi 5 anni: quella sul sindaco».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il confronto è stato ripreso in diretta streaming dalla tv regionale Rete 8 – e da ieri è sul sito del Centro, dove ha avuto oltre 10mila visualizzazioni – ed è stato condotto e moderato dal giornalista Carmine Perantuono. I due candidati si sono sottoposti al fuoco incrociato di domande da parte dei giornalisti Domenico Ranieri e Enrico Nardecchia.
Un appello alla partecipazione al voto e al “partito degli astensionisti”, che al primo turno ha fatto registrare il 33%.
Le domande hanno toccato punti nevralgici e nervi scoperti: dagli eccessi e i toni spesso accesi della campagna elettorale, alla ricostruzione, pubblica e privata; dalla nuova giunta e gli staff, alle frazioni; e poi i giovani in fuga dalla città, l’Università, i progetti vecchi e nuovi, il rinnovamento amministrativo e un nuovo rapporto con i cittadini.
GLI ECCESSI. Alla domanda se la campagna per il ballottaggio non sia stata caratterizzata da eccessi e toni esasperati, così hanno risposto i candidati.
Di Benedetto: «Non sono andato alla ricerca di scheletri negli armadi dei miei avversari. Non ho alzato i toni. Anzi, sono contento di come ho affrontato la campagna, sia dal punto di vista disciplinare, che relazionale. La città ha tanti problemi e occorre delicatezza nelle relazioni».
Biondi: «Non credo si siano alzati i toni. La nostra è una città complessa e quindi è stata una campagna elettorale appassionata, ma senza eccessi. La partita dell’Aquila, però, è tutt’altro che chiusa e quindi non possiamo fare finta che finora non sia successo nulla: i cantieri, i cimiteri, le scuole, sono sotto gli occhi di tutti».
SFIDA RICOSTRUZIONE.
La domanda d’obbligo è sulla ricostruzione: come l’affronteranno? Su questo argomento non sono mancate frecciate tra i due candidati.
Di Benedetto: «Le scuole sono la priorità, perché chiunque si siederà a fare il sindaco, avrà un problema che deve essere affrontato e risolto il giorno dopo. Però molti degli edifici cittadini sono della Provincia, amministrata allora dal centrodestra (la questione vulnerabilità risale al 2013). Ma bisogna raccogliere ciò che è stato fatto di buono finora. Le opere pubbliche sono un’unica partita».
Biondi: «L’allora presidente Del Corvo ha scritto a Cialente per avere i soldi, ma non gli è stato mai risposto. Mi dispiace, ma la città ha il dovere di conoscere come stanno le cose. Bisogna individuare le responsabilità. Sulla ricostruzione privata, l’amministrazione comunale non ha nessun merito. Anzi, ha progettato un piano della ricostruzione vuoto. L’unica cosa che ha fatto è il cronoprogramma, ma ha dato la priorità solo sui territori e questo ha creato la paralisi. La priorità dovevano averli i centri storici, della città e delle frazioni, che sono tutte ferme e a cui invece bisognava dare una vocazione».
GIUNTA E NOMI. Sui nomi del nuovo esecutivo, tutti e due abbottonati.
Di Benedetto: «Le scelte devono essere equilibrate e secondo i consensi espressi dalla città. È vero il rinnovamento, ma occorrono anche esperienza e tanta capacità a misurarsi con i problemi. E L’Aquila non è un paesino, di problemi ne ha tanti. Le frazioni, i centri storici, il centro storico della città, la ricostruzione pubblica. Occorre il giusto equilibrio, anche per quanto riguarda i dirigenti».
Biondi: «Con il centrodestra ci sarebbe un rinnovamento significativo, con tante donne: cinque in consiglio comunale, e sarebbe un record. Va riorganizzato il metodo di lavoro dell’azione amministrativa, con una rotazione dei dirigenti e un rinnovamento dei ruoli. La macchina comunale è ingessata».
GIOVANI E STAFF. I giovani avranno un ruolo importante?
Di Benedetto: «La politica deve dare risposte, capire le esigenze, non inseguire prospettive dei singoli. In consiglio comunale ci sarà un’effervescenza, si arricchisce con la vitalità dei giovani, ma per dare a noi la possibilità di lavorare. Non ho creato nessuna aspettativa, né sullo staff, né sull’esecutivo. Il Comune ha professionalità, ma ci sono anche i ragazzi che mi hanno aiutato».
Biondi: «Quando ho fatto il sindaco di Villa Sant’Angelo ero molto giovane e non avevo alcuna esperienza. Il terremoto, purtroppo, mi ha insegnato molto. La capacità di una persona non la fa il curriculum. Se vinciamo noi del centrodestra, ci saranno 15 consiglieri su 20 sotto i 40 anni. Chiederò ai partiti e ai giovani di avere coraggio, di cercare sempre il confronto con i cittadini. I collaboratori non basterebbero mai, soprattutto all’Aquila. I ragazzi e le ragazze fanno a fatica a tenere i miei ritmi: mi alzo molto presto al mattino e comincio con whatsapp, poi la rassegna stampa».
FRAZIONI SCOPERTE. I due candidati hanno puntato molto in questi 15 giorni sulle frazioni. Le avevano dimenticate prima?
Di Benedetto: «Ho sempre avuto vicinanza con le frazioni, come presidente Gsa. Non è casuale, né mediatica e neppure demagogica per captare il consenso. Lì le scelte vanno fatte con le persone che ci vivono».
Biondi: «Sono “tornato” nel territorio che ho vissuto intensamente. Per anni sono stato abbonato al Paganica Rugby. Le frazioni sono il grido di dolore maggiore della città. Se vinciamo, molte frazioni saranno rappresentate».
GIOVANI IN FUGA. Come far restare i giovani all’Aquila?
Di Benedetto: «Fornire loro le condizioni per studiare, per attività ludico sportive. E dare prospettive. L’Università in questo ha generato un volano economico che ora si è fermato. La soluzione è la discontinuità».
Biondi: «Ho un grande sogno: L’Aquila città della conoscenza, come Trieste. Qualità di vita, residenzialità, trasporti. Bisogna investire sui giovani e non lasciarli andar via».
COLLISIONE EVITATA. Biondi ha detto nei giorni scorsi che diversi candidati consiglieri delle liste di centrosinistra sono in realtà di destra e voteranno per lui. E gli astensionisti sono il 33%.
Biondi: «Alcuni mi hanno detto di essere stati costretti a presentarsi, perché dovevano pagare un “debito”. Il Pd ha una grossa capacità di captare il consenso con il potere. Ora, però, la scelta è libera. L’astensionismo non si recupera, se non si dimostra che la politica è trasparente e onesta».
Di Benedetto: «C’è la libertà di espressione, la cosa non stride. Faccio invece un grande appello al voto. Qui non avrebbero dovuto votare, per protesta; invece c’è stato un risultato straordinario, a cominciare dalle Primarie. Gli aquilani devono capire che si sta operando la scelta più importante per la città nei prossimi 5 anni: quella sul sindaco».
©RIPRODUZIONE RISERVATA