L’Aquila, appalti delle chiese: gli arrestati non rispondono al gip

23 Giugno 2014

Massimo Vinci e Alessandra Mancinelli si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I legali: risponderemo giovedì prossimo all’interrogatorio davanti al pm Mancini

L' AQUILA. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere l'imprenditore Massimo Vinci e la funzionaria della direzione regionale dei Beni culturali Alessandra Mancinelli - ora sospesa - finiti in carcere nell'ambito dell'inchiesta su presunte tangenti per gli appalti dei restauri delle chiese danneggiate all' Aquila dal terremoto del 2009. I due sono stati oggi i primi a comparire davanti al giudice per le indagini preliminari presso il tribunale dell' Aquila, Giuseppe Romano Gargarella.

«Non c'erano i tempi tecnici per valutare il fascicolo, molto voluminoso, che ritengo andrà alleggerito di molte parti. Rinunciamo dunque all'interrogatorio di garanzia e preferiamo andare più preparati giovedì all'interrogatorio davanti al pm David Mancini, come già concordato», ha dichiarato l'avvocato difensore di Vinci, Stefano Rossi, del Foro dell' Aquila, al termine dell'interrogatorio durato pochi minuti. Dichiarazioni di tenore simile per l'avvocato che difende Mancinelli, Mario Flammini del foro di Avezzano insieme con il collega Franco Colucci.

Nell'inchiesta, altri tre ordini di custodia cautelare ai domiciliari (all'ex commissario per i beni culturali, Luciano Marchetti, all'imprenditore aquilano Graziano Rosone, ex vice presidente dell' Aquila calcio, accusato però di millantato credito, ed all'imprenditore Patrizio Cricchi), oltre a 17 indagati complessivi, tra cui Fabrizio Magani, fino al 16 aprile scorso direttore regionale dei Beni culturali.

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