L'Aquila: mazzette nella ricostruzione della chiese, chiesto il processo per 23
La Procura chiude l'inchiesta a carico di imprenditori, professionisti e funzionari di Beni culturali e Soprintendenza. Ecco i lavori nel mirino
L'AQUILA. La Procura ha chiesto il processo per i 23 indagati, fra i quali imprenditori, professionisti e funzionari di Beni culturali abruzzesi e Soprintendenza, coinvolti nell'inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo su presunti irregolarità e mazzette negli appalti per la ricostruzione post terremoto di chiese nell'Aquilano e a Sulmona, oltre che del teatro comunale dell'Aquila. Le accuse, a vario titolo, vanno dal falso, all'abuso d'ufficio, dalla turbativa d'asta fino alla corruzione. Le istanze di rinvio a giudizio sono state presentate nelle settimane scorse: l'udienza preliminare, dopo la richiesta del pm Simonetta Ciccarelli, dev'essere fissata dal Giudice dell'udienza preliminare (Gup). L'inchiesta, caratterizzata da lunghe indagini e corredata da intercettazioni telefoniche e ambientali, è scattata nel luglio del 2017 anche con misure cautelari ai domiciliari per alcuni indagati, provocando clamore e imbarazzi. Gli approfondimenti dei carabinieri hanno portato nel corso dei mesi ad allargare il lotto degli appalti finiti nel mirino con l'aggravarsi delle posizioni di alcuni indagati. Gli edifici finiti nell'indagine, tutti in provincia dell'Aquila, sono la chiesa di Santa Maria Assunta a Tione degli Abruzzi, la chiesa di San Domenico a Sulmona, la chiesa di San Salvatore a Civitaretenga, la Badia di Sulmona, piazza Duca degli Abruzzi- Porta Branconia, Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio, il teatro comunale dell'Aquila e la chiesa di San Biagio a Cappadocia.