Le attività chiudono per il rischio contagi È un altro lockdown
Il grido dei ristoratori costretti ad abbassare la saracinesca In crisi anche il settore dello svago a partire dalla musica
L’AQUILA. «Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele». Lucio Anneo Seneca è stato tra i primi a elaborare questo concetto, estendendolo anche alla terraferma. Un concetto ben caro a chi, circa duemila anni dopo, si trova ad affrontare le ripercussioni economiche della pandemia avendo dalla sua una partita Iva. Per mesi, ristoratori, titolari e gestori di locali, ma anche dj e musicisti hanno fatto le spese di regole e restrizioni. Ora, in questa nuova ondata, più che le limitazioni imposte dalle varie ordinanze è il fattore rischio a spingere i professionisti della ristorazione a chiudere o a ridurre fortemente il loro lavoro. Alcuni ristoratori, come Giorgio Carissimi dell’osteria Giorgione, hanno scelto di chiudere per gran parte del mese di gennaio, non appena sono sopraggiunte delle enormi difficoltà legate al periodo. Disagi che si vanno a sovrapporre al fatto che, comunque vada, nel mese di gennaio si lavora poco in ogni caso. «Amici e clienti, sono Ambra: sono qui a comunicarvi che purtroppo ho dovuto prendere una decisione da sola: lo Stato in questo momento ci ha abbandonato e ho scelto di fare un lockdown volontario fino a marzo». Ambra Berardini del ristorante Le Fiaccole di Fossa è provata dalle circostanze che la spingono a rivolgersi ai suoi contatti social per annunciare una chiusura momentanea «perché solo questo può salvare l’attività». Un tempo c’erano i ristori, adesso neanche quelli. Bisogna fare i conti con parametri che cambiano velocemente e spese aggiuntive, come quelle per riaprire in sicurezza, con le specifiche richieste imposte dall’adeguamento a una normativa in continua evoluzione. «Vogliamo parlare anche del caro bollette?», sottolinea la donna. «Il ristorante ha ricevuto una fattura elettrica da 5.300 euro, più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Facciamo i conti con cancellazioni continue di prenotazioni. Solo a Capodanno, da 150 persone previste, siamo riusciti a ospitarne 55, gli altri hanno dovuto rinunciare perché incappati in protocolli». L’attività è famosa per banchetti e cerimonie e neanche l’estate 2021 è stata quella segnata da una vera ripartenza: a causa di cerimonie a lungo vincolate da numeri ristretti di presenti, tavoli distanziati e tutta una serie di ulteriori disposizioni da seguire. Se non altro, i mesi più caldi hanno visto un’affluenza importante in città, con un turismo significativo nell'arco dei mesi estivi. «Le nostre attività sembrano sempre più una località balneare», valuta Gianluca Strinella artista e titolare della pizzeria Hysteria a piazzetta del Sole. «Lavoriamo a pieno ritmo in primavera ed estate, ma poi le cose precipitano in autunno e inverno. Manca programmazione in questi mesi e i cartelloni culturali si concentrano in periodi in cui le presenze in città sono alte in ogni caso. Anche io», rivela Strinella, «ho scelto di fermarmi per qualche settimana perché il volume di affari non giustifica il rischio d’impresa».
Scelte analoghe anche in pub e locali che rinunciano anche a intrattenimento e musica dal vivo. «Ultimo concerto: 28 dicembre, ultima lezione il giorno successivo: risarcimento per il mancato guadagno: zero euro», scriveva la giovane cantante Sara Bernardi in un post di qualche giorno fa. D’altra parte è difficilissimo organizzare un live se vuoi rispettare la legge. «Abbiamo scelto di non lavorare per una decina di giorni», spiega Diego Fiordigigli del Pocoloco di Paganica, spesso luogo di concerti, ma non in questo periodo. «In questo momento lavoriamo con menu ridotto perché non possiamo permetterci di sprecare cibo e bevande».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Scelte analoghe anche in pub e locali che rinunciano anche a intrattenimento e musica dal vivo. «Ultimo concerto: 28 dicembre, ultima lezione il giorno successivo: risarcimento per il mancato guadagno: zero euro», scriveva la giovane cantante Sara Bernardi in un post di qualche giorno fa. D’altra parte è difficilissimo organizzare un live se vuoi rispettare la legge. «Abbiamo scelto di non lavorare per una decina di giorni», spiega Diego Fiordigigli del Pocoloco di Paganica, spesso luogo di concerti, ma non in questo periodo. «In questo momento lavoriamo con menu ridotto perché non possiamo permetterci di sprecare cibo e bevande».
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