Lite tra orafi sul marchio del rosone di Collemaggio

Due gioiellieri aquilani sotto processo dopo un esposto di un loro collega L’accusa: hanno copiato e riprodotto alcune opere tutelate da brevetto

L’AQUILA. Nuova guerra tra orafi ma l’oggetto del contendere della lite, finita ancora nelle aule giudiziarie, è sempre lo stesso: il rosone della basilica di Santa Maria di Collemaggio.

Sta di fatto che il 15 febbraio del prossimo anno compariranno davanti al giudice unico due autorevoli orafi molto noti all’Aquila. Si tratta di Roberto Mari conosciuto anche in quanto organizzatore di importanti raduni di auto d’epoca e Laura Caliendo.

Essi sono stati chiamati in causa da un loro collega l’orafo Cavallo, con un esposto alla procura della Repubblica, presentato tramite l’avvocato Giulio Agnelli, per sentirli condannare per il reato di contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi o brevetti, modeli o disegni.

Questi i fatti. Nel 2008 l’orafo Cavallo decise di brevettare 38 modelli di sue realizzazioni variegate con il rosone di Collemaggio quale oggetto di riferimento. Un paio di anni dopo ci sono state delle opere realizate per l’appunto dagli accusati che furono messe in vendita. Ci fu la denuncia secondo la quale si sarebbe trattato di lavori sostanzialmente identici. La procura della Repubblica, a quel punto, decise di chiamare un perito, nel caso specifico un gemmologo, che fornisse una sua opinione al riguardo.

Una opinione, quella dell’esperto, che ha comunque indotto il magistrato a rinviare a giudizio con citazione diretta degli accusati.

E nelle udienze che ci saranno è evidente che la persona designata come esperto sarà riascoltata visto che le domande da fare sono ancora tante sia da parte della difesa e dell’accusa.

Resta comunque la presa di posizione della difesa per la quale, almeno per quanto riguarda gli aspetti generali della controversia, si ritiene che il rosone della basilica di Santa Maria di Collemaggio, noto ormai in tutto il mondo, purtroppo anche per via del terremoto, resta un marchio debole.

Un marchio debole, e come tale bisognoso di una tutela inferiore, è quello che presenta una originalità afflievolita pur mantenendo comunque una capacità distintiva rispetto ad altri.

Quello forte, invece, è quello che ha una più forte capacità distintiva.

Sottigliezze per certi aspetti, che comunque dovranno essere risolte in un senso e nell’altro da parte del giudice unico, Va anche detto che in passato lo stesso Mari è stato chiamato in causa per una vicenda simile ed è stato assolto.

Nel corso del procedimento Mari e la Caliendo sono assistiti dall’avvocato Claudio Cagnoli del foro dell’Aquila e da un legale romano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA