Lo storico Cavalieri: «La Perdonanza non va ridicolizzata»

8 Luglio 2014

Il consulente del Comune per la manifestazione all’attacco: «Con dame e giovin signori diventa festa simil-medievale»

L’AQUILA. «La Perdonanza Celestiniana rappresenta il primo Giubileo della storia, non una qualsiasi festa simil-medievale».

Come da tradizione, l’evento religioso legato al messaggio di Celestino V fa discutere con largo anticipo. Quest’anno, la polemica vede contrapposti conservatori e innovatori. E a prendere la parola, tra quest’ultimi, è lo storico Walter Cavalieri, che fa parte del comitato scientifico creato per restituire «la vera identità» alle celebrazioni che accompagnano l’estate aquilana. Il che vuol dire, come primo atto, eliminare dal corteo le figure della Dama della Bolla e del Giovin Signore. Una decisione che fa storcere la bocca a molti e che pare abbia provocato le dimissioni di due membri del Comitato Perdonanza, Pietro Piccirillie Giovanna Di Matteo.

«Il comitato scientifico voluto dal sindaco Massimo Cialente, «scrive su Facebook il professor Cavalieri, «ha prodotto tutti i documenti storici necessari per rivedere radicalmente l’impostazione “turistica” della Perdonanza. Non un corteo, ma una processione, la Bolla portata dalla municipalità e non da fantasiosi figuranti, il coinvolgimento dei quattro quarti della città-territorio, la lettura della Bolla da parte di un chierico e non del sindaco. Noi che siamo chiamati innovatori», sottolinea Cavalieri, «in realtà vorremmo ripristinare una tradizione che dura da 700 anni, che dovrebbe costituire un pezzo importante dell’identità cittadina e che potrebbe richiamare turisti attratti da un evento unico e autentico, il primo Giubileo della storia, non una qualsiasi festa simil-medievale».

Sotto accusa la versione moderna della manifestazione, lanciata 30 anni fa dall’allora sindaco Tullio de Rubeis. «I paladini della conservazione», aggiunge Cavalieri, «vogliono difendere una tradizione che dura da soli 30 anni, semplicemente perché dame, damigelle, giovin signori, sbandieratori et alia pare che siano graditi ai gusti nazional-popolari. In fondo, è in ballo una bella battaglia culturale, con scarse probabilità di successo. Vinceranno panem et circenses! E così», conclude lo storico, «continueremo a ridicolizzare il messaggio di Celestino, ben al di là di quanto intendesse fare la buonanima di Bonifacio VIII». Sulle polemiche in corso, definendole sterili, è già intervenuto anche il sindaco Cialente che ha ribadito la necessità di «recuperare il senso religioso dell’evento», augurandosi però che «si trovi un punto di incontro».

Romana Scopano

©RIPRODUZIONE RISERVATA