L'AQUILA
Matteo Messina Denaro morto nella notte, ordinata l'autopsia / VIDEO
La Procura apre l'inchiesta. Dopo un'agonia di alcuni giorni è morto all'1,54 nell'ospedale l'ultimo stragista di Cosa Nostra arrestato a gennaio dopo 30 anni di latitanza
L'AQUILA. Nel corso della notte è deceduto nell'ospedale San Salvatore dell'Aquila Matteo Messina Denaro. Il capomafia soffriva di una grave forma di tumore al colon che gli era stata diagnosticata mentre era ancora ricercato, a fine 2020. La Procura dell'Aquila, di concerto con quella di Palermo, ha ordinato l'autopsia e per farlo ha aperto l'inchiesta.
La salma sarà poi trasferita a Castelvetrano in Sicilia, paese di origine dell'ex superlatitante. Quello che è certo è che per la fine annunciata non ci saranno funerali religiosi. Anche questa è una volontà del boss lasciata scritta in un vecchio pizzino ritrovato dai carabinieri nel covo di Campobello di Mazara.
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Dopo la cattura, Messina Denaro era stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell'Aquila dove gli era stata allestita una sorta di infermeria attigua alla cella. Una equipe di oncologi e di infermieri del nosocomio abruzzese ha costantemente seguito il paziente apparso subito, comunque, in gravissime condizioni.
E' morto poco prima delle 2 - per la precisione 1,54 - Matteo Messina Denaro, arrestato nello scorso gennaio dopo trent'anni di latitanza. Il corpo del mafioso si trova ora in uno dei sotterranei dell'obitorio dell'ospedale aquilano che dista non più di cento metri dalla camera-cella nella quale era ricoverato dallo scorso 8 agosto. Fuori dall'obitorio qualche telecamera, pochi fotografi e pochi giornalisti, ma una presenza compatta di tutte le forze dell'ordine. Non ci sono curiosi, ma solo addetti ai lavori a presidiare l'ingresso dell'obitorio. Nelle prossime ore sarà possibile capire la destinazione della salma che è a disposizione dell'autorità giudiziaria di Palermo.
Nei 9 mesi di detenzione, il padrino di Castelvetrano è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche legate alle complicanze del cancro. Dall'ultima non si è più ripreso, tanto che i medici hanno deciso di non rimandarlo in carcere ma di curarlo in una stanza di massima sicurezza dell'ospedale. Venerdì, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che ha rifiutato l'accanimento terapeutico, gli è stata interrotta l'alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile.
Nei giorni scorsi la Direzione sanitaria della Asl dell'Aquila ha cominciato a organizzare le fasi successive alla morte del boss e quelle della riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata dalla nipote e legale Lorenza Guttadauro e dalla giovane figlia Lorenza Alagna, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila ad aprile. La ragazza, con la nipote del boss e la sorella Giovanna, gli è stata accanto negli ultimi giorni.
Nella sua vita da detenuto, come altri padrini prima di lui, Messina Denaro ha avuto una condotta impeccabile. Letture, poca tv, le terapie, somministrate in una infermeria ricavata accanto alla cella, quale allenamento nei primi tempi, le lettere e le visite della figlia naturale, Lorenza, riconosciuta solo pochi giorni prima della morte.
Negli ultimi giorni col suo consenso il boss è stato sedato e, rispettando le volontà espresse nel suo testamento biologico, gli sono state staccate le macchine che lo tenevano in vita alla presenza del suo difensore, nominato tutore legale. I magistrati, in questi mesi di detenzione, l'ex latitante li ha incontrati tre volte accettando di rispondere alle domande del procuratore Maurizio de Lucia, dell'aggiunto Paolo Guido, dei pm Gianluca de Leo e Piero Padova e a quelle del gip Alfredo Montalto. "Io non mi pento", ha messo in chiaro da subito ammettendo solo quel che non poteva negare, come il possesso della pistola trovata nel covo, e negando tutto il resto: l'appartenenza a Cosa Nostra, gli omicidi, specie quello del piccolo Di Matteo, il figlio del pentito rapito, strangolato e ucciso, le stragi, i traffici di droga. "Stavo bene di famiglia", ha spiegato ribadendo che comunque dei suoi beni, tutti ancora da trovare, non avrebbe parlato. "Se non mi fossi ammalato non mi avreste preso", ha detto sfottente ai pm spiegando che è stato il cancro a fargli abbassare le difese e a portarli sulle sue tracce.